‘‘Non le nascondo che ho sempre pensato che prima la bicicletta era un mezzo indispensabile per andare a scuola, a lavorare. Oggi lo considero un mezzo che richiama la libertà, ecologico, per divertirsi.’’
"Da questa affermazione di Margherita Hack nasce l’idea dell’antologia" Una bella bici che va": 25 racconti tra i quali tre inediti di Stefano Benni, Fulvio Ervas e Andrea Satta per raccontare storie ‘‘di biciclette’’."
"Un progetto che raccoglie le esperienze, i ricordi e le ispirazioni che questo mezzo, da sempre vicino all’uomo, ha creato e suscita. Per i venticinque autori interpellati, tra cui Stefano Benni, Fulvio Ervas e Andrea Satta, si è trattato dunque di scaldare tutti i muscoli che una corsa in bici mette in moto, scoprendo preziosa, così che il primo è, imprevedibilmente, il cuore."
Un ‘assaggio’ dell’antologia: il racconto inedito In bici con Geo, di Andrea Satta (pediatra e musucista, voce dei Têtes de Bois, ideatore de Il palco a pedali) :
In bici con Geo, di Andrea Satta.
La mia domenica in bici con Geo, nove anni e una matassa di capelli neri. Invece che affollarci al mare, asciugamani in strato triplo spalmati tra cocco e bronzi di Riace, sdraio, ombrelloni e melanzane e cento euro a famiglia, si gira Roma deserta in bicicletta, a noi piace. Il rumore dell’acqua scorre dai “nasoni”, l’estate dal Tevere scintilla negli occhi dei pedoni, sudore e vento sulla faccia e via, a caccia della città nascosta dal cemento. Alla velocità dei pedali tutto è più reale, se vuoi conoscere il mondo, dal malessere alla meraviglia, devi andare in bicicletta negli interstizi e niente a niente è uguale. A bordo strada, impigliate nella siepe, tra i rovi verniciati dagli spray del traffico, lattine esauste di aranciata e coca, di birra, preservativi, scatole di detersivi, giornali, borchie di Alfa, giornaletti, pornazzi, culi, tette, eternit in lastre, batterie, cocomero, filo spinato, piastrelle, piastre, bocce flosce di acqua minerale, gassata, liscia, effervescente naturale, tergicristalli, occhiali frantumati, mentine e surrogati, imballi di plastica trasparente: «Non ho detto niente! Pedala Geo! Sii prudente!». Lucertola schiacciata, topo stecchito, gatto sfracellato, puzza di carogna, cartaccia, cd luccicante, nastro di musica filante, sedia di legno, lavatrice, divieto di sosta permanente. «Ehi!». Uno straniero lavavetri al rosso della tangenziale. Uscita Trionfale dalla capitale. Verde, Geo riparte, insieme su per la via della marrana, antico regno della poliomielite. Un camion, alle spalle, suona, nero verso le montagne, tuona, si pedala nella ex campagna, nella promessa di una casa nuova, garantita dai 6×3 vista pineta. Voltiamo verso Sud, due ali di scarti ai lati della strada. Bottiglia di vino, quotidiano sportivo, tetra-pak di frutta risucchiato, ex calippo prosciugato, cuffie di iPod, auricolari o serpente sbudellato e poi asfaltato, altra lucertola, altro topo, altro gatto sfracellato, chiave sfuggita al mazzo, parafango, specchietto ex retrovisore, beauty case svaligiato, pentola, ruota di Panda, coperta stracciata, uno che dorme tra le casse, bollino blu ex di banane. Ci avviciniamo al fiume, in giro, nessuno. La pista s’infila sotto la via del Mare, ponte di cemento armato che scavalca la settima meraviglia corredata di tabella che lo veglia e spiega PONTE ROMANO DEL SECOLO II A.C., seppellito dal cemento, per sempre seppellito. Un arco romano sul Tevere qua sotto è carcerato. Accanto, un copertone rotto, una scatola di mentine, mezza passata di pomodoro, buste di plastica a decine, improvvisate latrine, cavi elettrici, sedile di auto, uova, uno scheletro di rana, un televisore, due pallet, puzza di piscio e acqua che scorre da un fontanile. Allora, perché sorridi? Perché un mucchio di biciclette è il mio sogno più bello. Quello che mi sveglia certe mattine all’inizio dell’estate col sorriso e fa sussurrare a chi dorme con me, “perché sorridi?” È che immagino occupare la tangenziale, gente che pedala, vestita di colori, senza un prossimo da odiare. Un mucchio di biciclette lascia aperta la vista del vialone fin dove curva e ad ogni pedalata restituisce la memoria. Amo la bici perché mi fa giocare e respirare, perché è trasparente, perché trasforma le cose lentamente, che se ti volti sono ancora là. Le montagne da azzurre si fanno verdi, i sassi si tramutano in case, i bagliori in vetri, in un tempo che è il mio gusto.
Un triangolo e due cerchi, due pedali e una catena. Il resto sei tu, uomo e macchina in mezzo al mondo. È così bella, così leggera, che i costruttori di auto la odiano, perché sanno che del loro mercato è la vera rivale. Si parcheggia ovunque, costa poco, si ripara con due soldi, non consuma, non inquina, fa bene alla salute. L’unico modo per bloccarla, per reprimerla, è uccidere chi la conduce. Come fosse un incidente. Quindi niente piste ciclabili, niente spazi protetti per pedalare, niente che incoraggi i bambini a imparare. Celebrazione della bicicletta sono il Giro d’Italia e il Tour de France. In tv il ciclismo appare un po’ all’improvviso ad ogni primavera, ma generosamente contemplato e allora l’infanzia che ritorna e certe attese nei pomeriggi da bambino. Così negli ultimi anni ho fatto l’inviato, (se così si può dire, dirò…) al Giro e al Tour. Una volta sul Peyresourde, un colle storico sui Pirenei, (non vi illudete, ma le salite, anche quelle più dure, in Francia le chiamano “colli”). A una curva, c’erano, su due sediole, due ragazzi e ad una mezza balza di prato più su, due vecchi, su altre due sediole. Saranno state le undici del mattino. S’ingrandivano nello schermo dei miei occhi, lacrimati di fatica e di follia per aver tentato in bicicletta l’aspro colle. Quei quattro, sulle sedie, guardavano fissi verso il basso, la valle di Luchon, in fondo, come se potesse, da un momento all’altro, venir su qualcuno della corsa, che però doveva ancora darsi il via, cento chilometri più a Oriente. Alle quattro del pomeriggio, un norvegese passò primo in cima, sconosciuto e destinato ad essere raggiunto anche dal camion della spazzatura. Ma lassù, circondato da moto lampeggianti, auto ed elicotteri, biondo, magro, leggero e silenzioso, lo accolse un applauso da campione, anche se nessuno ricorderà il suo nome. Intorno si cucinava, si giocava a palla, ci si passava il vino, s’improvvisavano striscioni in rima. Ci si baciava sui prati avvolti nelle bandiere. Su quel confine è sparsa l’essenza di Luis Ocaña, un grande dei pedali, spagnolo, ma anche francese per rocambolesche vicende personali, uno dei pochi a correre contro Merckx, non contento di arrivare alle sue spalle. Alla sua morte, un aereo disperse le sue ceneri tra Francia e Spagna. Luis volle che fosse il vento a distribuire quello che la vita non aveva deciso fino in fondo. Su queste strade scattò Ottavio Bottecchia, che negli anni Venti mise in fila, per due anni, i francesi più incazzati. Qui si fracassò Fabio Casartelli, sulla curva bagnata del Portet d’Aspet, e noi gli dedicammo una canzone sul suo paracarro mortale. Qui abbiamo visto vincere Piepoli e Riccò, la notte che io e il mio amico Licio, quello che disegna sulla sabbia, travestiti da operai del Tour, montammo il traguardo di Hautacam, che poi il vento spazzò per sempre, come un sale maledetto. E tu, Geo, che pedali con me, perché sorridi?
"Storie di biciclette in corsa per città e periferie, ferme a un semaforo o sepolte in cantina, distrutte dopo una caduta o rimesse a nuovo con pazienza e olio di gomito. Con un unico sottofondo però: Velocità silenziosa, poetico inno di Paolo Conte dedicato proprio a una bella bici che va e che sopra le distanze, le lontananze starà. Delicato mezzo a due ruote che in queste note non è solo un oggetto,ma una dama da far ridere, una poesia per volare via e da amare come l’ultima delle fantasie."
“Bisogna essere intelligenti per venire a Ibla….ci vuole una certa qualità d’anima, il gusto per i tufi silenziosi e ardenti, i vicoli ciechi, le giravolte inutili, le persiane sigillate su uno sguardo che spia: ma anche si pretende la passione per le macchinazioni architettoniche, dove la foga delle forme in volo nasconde fino all’ultimo il colpo di scena della prospettiva bugiarda. Ibla è città che recita a due voci insomma. Talvolta da un podio eloquente, più spesso a fior di labbra, in sordina, come conviene a una terra che indossa il suo barocco col ritegno di una dama antica”. (Gesualdo Bufalino, La Luce e il Lutto)
La vita è come una bicicletta con dieci velocità. La maggior parte di noi ha marce che non userà mai. Linus, in Charles M. Schulz, Peanuts, 1950/2000
...La tempesta primaverile scuote d'un latrato di fedeltà la mia arca, o perduti. (L'Arca di E.Montale).
Una persona pessimista fa si di creare delle energie che andranno nella direzione delle sue paure piu profonde, fino alla loro realizzazione. Il pessimismo sincronizza anche i semafori.
E tu non la puoi mangiare, vero Claudio? No, perché immagino che tu abbia la glicemia alta, no? Data l'età che avanza... Invecchiando infatti, si sa, si altera anche la percezione dei sapori e si tende a mangiare più dolce e più dolci, con cui si cerca fra l'altro inconsciamente, un effetto placebo sulla psiche, nel senso che per esempio quando guardandoti la mattina allo specchio ti scopri i capelli sempre più bianchi, ti fiondi immediatamentein cucina a divorare che so, una barretta di cioccolato o una vaschetta di gelato, o insomma ciò che di dolce solitamente tieni a casa. Lo so, perché mia nonna fa così! E dice che funziona, che le fa passare la botta di depressione e ritorna allegra! Certo, ha pure un po' di demenza senile che a quanto pare accelera con la cattiva alimentazione, ma che importa se alla fine ha sempre un sorriso serafico sulle labbra? Tu come sei messo, Claudio? No, dico, con la demenza? Vabbé, niente, lascia stare, non te la mangiare 'sta torta, ché lo sai quanto io ci tenga a te! Ma per consolarti ti lascio una bella foto sul "tuo" 3d!
“Bisogna essere intelligenti per venire a Ibla….ci vuole una certa qualità d’anima, il gusto per i tufi silenziosi e ardenti, i vicoli ciechi, le giravolte inutili, le persiane sigillate su uno sguardo che spia: ma anche si pretende la passione per le macchinazioni architettoniche, dove la foga delle forme in volo nasconde fino all’ultimo il colpo di scena della prospettiva bugiarda. Ibla è città che recita a due voci insomma. Talvolta da un podio eloquente, più spesso a fior di labbra, in sordina, come conviene a una terra che indossa il suo barocco col ritegno di una dama antica”. (Gesualdo Bufalino, La Luce e il Lutto)
La vita è come una bicicletta con dieci velocità. La maggior parte di noi ha marce che non userà mai. Linus, in Charles M. Schulz, Peanuts, 1950/2000
...La tempesta primaverile scuote d'un latrato di fedeltà la mia arca, o perduti. (L'Arca di E.Montale).
la notizia è vecchia ma il balzo dei costi dell'energia la fa tornare di attualità, addirittura si potrebbe creare lavoro volontario retribuito in base all'energia prodotta...riduzione della disoccupazione,nessun inquinamento,minore dipendenza dalle forniture straniere,niente nucleare, mantenersi in forma...non si farà nulla, gli amministratori delle compagnie energetiche nazionali fanno comunella con i produttori per grassarci!
utente dal 2007 BH Emotion IBS Xenion 650 Lite Bosch classic Lombardo Amantea Bosch classic
Spero tu non creda a simili cavolate, un ciclista normale pedala con 100W di potenza, quindi in un'ora produce un accumulo nella batteria di 0,1Kwh con cui non mandi nemmeno la televisione per dieci minuti: Anche portando la potenza a livelli MOLTO superiori (mettiamo 300Wh di un buon cicloamatore)in un'ora di pedalata produrresti solo 0,3Kwh di energia, veramente una miseria...
difatti mai come nella bici la riduzione degli attriti è cosa buona e giusta. Può sembrare strano ma sullo stesso percorso una gomma piuttosto che un altra può fare variare la velocità di 5 kmh.
Anche io devo starci all'occhio con le torte,ho i denti messi come le braccia di un tossico
la felicità è una merce rara che si deve tenere stretta e non fare vedere agli altri perchè saranno sempre invidiosi [A.Petrucci *1970+1985]
Modificato da - docelektro in data 06/01/2022 18:02:35
Una persona pessimista fa si di creare delle energie che andranno nella direzione delle sue paure piu profonde, fino alla loro realizzazione. Il pessimismo sincronizza anche i semafori.
BH Emotion Xenion Jumper 27.5 del 2017 con Bosch Performance CX e batteria da 500Wh+extender da 200Wh, bipa da...trekking estremo! ma ancora la vecia BH Emotion City 650 Man del 2010 convertita a MTB sistema Panasonic 26V batteria 10Ah ricellata nel 2018, 7 marce con corona da 41 e pacco pignoni 11-34, ruote da 26" (tutta mia!) una batteria da 16Ah Flyer ricellata a fine 2021 come ricambio per le gite più impegnative (la 18Ah Derby del 2012 l'ho regalata) Kalkhoff Agattu del 2012 con Nexus da 7 marce, batteria 26V 8Ah, per la moglie (ma ogni tanto...) MTB Btwin con ruote da 26" (era del figlio, ex ottimo accompagnatore in gite per città e campagna ma ormai la usa una volta l'anno...) pieghevole Faram Alloy con ruote da 20" e cambio 6 marce biciclette muscolari varie per tutta la famiglia di seconda o terza mano e mi hanno rubato una Kalkhoff Agattu del 2008 con Panasonic 26V batteria 10Ah,ruote da 28", Nexus 7 sp.(era della moglie, ma ogni tanto ...) e due E-Sun pieghevoli con ruote da 20" 6V (una per me e una per la moglie)