Le galline di una fattoria francese hanno beccato a morte un'audace volpe che aveva osato introdursi nel loro pollaio, come riferito da Agence France-Presse.
“Bisogna essere intelligenti per venire a Ibla….ci vuole una certa qualità d’anima, il gusto per i tufi silenziosi e ardenti, i vicoli ciechi, le giravolte inutili, le persiane sigillate su uno sguardo che spia: ma anche si pretende la passione per le macchinazioni architettoniche, dove la foga delle forme in volo nasconde fino all’ultimo il colpo di scena della prospettiva bugiarda. Ibla è città che recita a due voci insomma. Talvolta da un podio eloquente, più spesso a fior di labbra, in sordina, come conviene a una terra che indossa il suo barocco col ritegno di una dama antica”. (Gesualdo Bufalino, La Luce e il Lutto)
La vita è come una bicicletta con dieci velocità. La maggior parte di noi ha marce che non userà mai. Linus, in Charles M. Schulz, Peanuts, 1950/2000
...La tempesta primaverile scuote d'un latrato di fedeltà la mia arca, o perduti. (L'Arca di E.Montale).
Una persona pessimista fa si di creare delle energie che andranno nella direzione delle sue paure piu profonde, fino alla loro realizzazione. Il pessimismo sincronizza anche i semafori.
Io pure. Per coerenza dovremmo ugualmente condannare "le manacce dell'uomo" su qualsiasi forma di vita indifesa. Ma prima dovremmo metterci d'accordo su cosa sia la vita. E perchè quelle degli animali valgano più di quelle dei vegetali, altrettanto indifesi e sfruttati, persino per un drink. E' vita quella delle molecole? condanniamo i biologi? è vita quella dei batteri? allora addio fermentazioni non dico del mosto ma pure del pane. E poi, non sono forse indifesi anche i feti umani dal loro concepimento? Chi decide quale forma di vita conta e quale no? E' crudeltà usare lo spray antizanzare? E il dentifricio contro i batteri della bocca?
Come al solito, Claudio! E si vede che ti faccio quest'effetto!
prudente: Io pure. Per coerenza dovremmo...
E pure io! Io però sono basita del vostro essere basiti e dell'essere basiti di tutti quelli che dinanzi alla scelta che sia quella di essere vegano o di andare in bici, giusto per citare l'argomento di questo forum dove io parlo di animali più che di bici forse proprio perché nel p mio essere diversa mi trovo bene fra altri diversi e a dispetto di chi non mi ci voleva qui, o dinanzi ad altre scelte ancora che non siano quelle del gregge o fuori dal coro, se preferite.
Sono basita per l'espressione di colui al quale rifiuto l'arancina con carne e che se gli rispondo: "No, grazie, sono vegana", mi guarda come fossi un extraterrestre e mi risponde magari: "Allora prenda questa!", e io:"E che c'è dentro", e lui felice di non lasciarmi digiuna mi risponde soddisfatto: "Spinaci e prosciutto!". E lì con un sorriso a denti stretti gli faccio: "Vabbé, niente, ci ho ripensato! Vado a prendermi un gelato..." Perché di fronte al candore da cui trapela una dissociazione ormai radicata preferisco non interferire sulla sua rimozione dei ricordi che se fatti riaffiorare all'improvviso potrebbero causargli turbe psichiche più gravi di quelle che ha già!
Sono basita per l'interesse che la parola vegana suscita all'improvviso per la sofferenza della carota! Puntualmente mi viene schiaffata sulla coscienza la responsabilità della vita della carota!
Ora, al di là del fatto che i vegetali non hanno un sistema nervoso centrale, non hanno cervello e quindi non provano sofferenza e neppure i batteri se è per questo ma il punto è:
perché la "diversità" viene sempre puntualmente attaccata, perché si trasferiscono sensi di colpa su chi invece di rimuoverli li affronta, perché il mio seppur debole passo avanti da fastidio a chi invece me ne farebbe fare dieci indietro?
E di fronte al discorso da te fatto sulla coerenza, prudente, che faccio? Mi mangio tutto, feto compreso, in nome della coerenza? Ma sai una cosa? Io faccio le mie scelte con tutte le incoerenze che seguono perché non ho certo la pretesa di raggiungere la perfezione ma un migliore mio equilibrio interiore sì, cambiando scelte prima imposte da una cultura anche familiare che ho scoperto poi crearmi contraddizioni fra il sentire e il fare con cui diventò insostenibile la convivenza. Certamente non li salverò tutti gli animali ma certamente non contribuirò all'obbrobrio che si compie solo per fare un esempio, dentro gli allevamenti intensivi. All'immobilismo coerente preferisco senza ombra di dubbio aggiungere un mio piccolo tassello al cambiamento pur con incoerenza.
“Bisogna essere intelligenti per venire a Ibla….ci vuole una certa qualità d’anima, il gusto per i tufi silenziosi e ardenti, i vicoli ciechi, le giravolte inutili, le persiane sigillate su uno sguardo che spia: ma anche si pretende la passione per le macchinazioni architettoniche, dove la foga delle forme in volo nasconde fino all’ultimo il colpo di scena della prospettiva bugiarda. Ibla è città che recita a due voci insomma. Talvolta da un podio eloquente, più spesso a fior di labbra, in sordina, come conviene a una terra che indossa il suo barocco col ritegno di una dama antica”. (Gesualdo Bufalino, La Luce e il Lutto)
La vita è come una bicicletta con dieci velocità. La maggior parte di noi ha marce che non userà mai. Linus, in Charles M. Schulz, Peanuts, 1950/2000
...La tempesta primaverile scuote d'un latrato di fedeltà la mia arca, o perduti. (L'Arca di E.Montale).
...Puntualmente mi viene schiaffata sulla coscienza la responsabilità della vita della carota!
Esageri. Per quanto mi riguarda, cerco in genere di evitare giudizi morali soprattutto riguardo le scelte religiose o le filosofie di vita, figuriamoci sulle scelte alimentari. In genere preferisco interrogarmi e tentare di capire, piuttosto che giudicare. Le mie perplessità infatti sorgono sulle accuse di crudeltà o altri giudizi di immoralità, nei confronti di chi ha abitudini alimentari divergenti. Ognuno dovrebbe essere libero di osservare il Ramadan, la Quaresima, il Kosher o il veganismo che vuole. Ma pure libero di sacrificare a Dioniso la miglior porchetta d'Ariccia senza rischiare la riprovazione sociale degli intolleranti.
Ora, al di là del fatto che i vegetali non hanno un sistema nervoso centrale, non hanno cervello e quindi non provano sofferenza e neppure i batteri se è per questo ma il punto è...
Il punto è che quando parliamo di Natura dovremmo sapere di non sapere. Le certezze, ideologiche, religiose, persino molte le ricerche scientifiche, sono un po' come "lanciare il cappello dove non si è riusciti ad arrivare" (citazione dal tour de france di oggi, tra l'altro tappa memorabile).
perché la "diversità" viene sempre puntualmente attaccata
Di nuovo esageri e ti arrocchi nel neomarxismo precludendoti altre prospettive. Ci sono dottrine liberticide che opprimono, quando non sopprimono, le diversità che trovano. Altre più liberali che si propongono di integrare le diversità naturalmente presenti nelle società aperte. Ed altre ancora che esasperano le diversità per alimentare conflitti. Sono tre prospettive diverse, da cui si sviluppano diverse dottrine sociopolitiche.
E di fronte al discorso da te fatto sulla coerenza, prudente, che faccio? Mi mangio tutto, feto compreso, in nome della coerenza?
L'immagine è disgustosa. Per rimanere sul vegano propongo quel tozzo di pane con quattro olive tanto caro agli epicurei.
Ma sai una cosa? Io faccio le mie scelte con tutte le incoerenze che seguono perché non ho certo la pretesa di raggiungere la perfezione ma un migliore mio equilibrio interiore sì
Ineccepibile fino a qui... (anche se il principio di non contraddizione spesso può avere una sua utilità nei ragionamenti). La questione è sempre quella di tollerare che anche gli altri possano -senza pretesa di perfezione e magari anche con qualche contraddizione- possano esercitare la stessa libertà senza essere giudicati immorali in base alla morale altrui.
Proverò a buttar giù su questi due foglietti di carta trovati tra le pagine di un libro, alcune riflessioni sul tuo ultimo post, Prudente, o perlomeno su ciò che ricordo di aver letto giorni fa mentre ero già sulla strada che mi portava qui, non più nella valle di Ibla ma più in alto, circondata da colline tondeggianti di boschi, a respirare essenze profumate selvatiche che liberano la mente per lasciarvi spazio poi a sera soltanto per sognare sotto questo cielo di Ibla sempre zeppo di stelle. Scrivo con la penna alla flebile luce di una lampada solare e non col tastierino del cellulare che è ormai quasi scarico per riuscire a postare prima del ritorno alla "civiltà", perché il silenzio non venga frainteso peggio delle parole dette. Non rileggo il tuo post per risparmiare energie, le mie e quelle del cellulare, quindi farò un discorso in generale su quello che ricordo. Cominci, mi pare col dirmi che esagero laddove semmai faccio del sarcasmo su certe affermazioni infondate e che mi danno solo ai nervi perché questo è il loro solo scopo. Ci manca solo che mi dicano: "Ah, sei vegana? Eh, però ci cammini anche sulle acque? No? Aaah, ma allora sei incoerente!"
Poi sminuisci una scelta di vita, il veganismo, considerandolo semplicemente una scelta alimentare. Che sarebbe come dire: io preferisco la birra, tu il vino. Io la pasta, tu il riso. Io le melanzane arrostite, tu... la porchetta d'Ariccia! In quest'ultimo caso però non è una scelta alimentare, la mia è una scelta etica, la tua... di pancia. L'unico che non può scegliere alla fine è solo il maiale, anzi la "giovane suina" che passa dalla vita in gabbia sulla graticola... Senza aver vissuto. O tu lo considere vivere il suo stare fra quattro grate ben stretta per ingrassare in tempo per la sagra in suo onore? E se non è crudeltà far vivere un animale che fra l'altro si affeziona all'uomo con cui vive in campagna, tu come la chiameresti? E di quale morale parli su cui io farei prevalere la mia? Di quella di ingozzare le oche con un tubo ficcato in gola, di quella di tritare vivi i pulcini maschi, di quella di tenere in gabbia animali come l,orso, il leone, l'elefante ma anche l'aquila o lo scricciolo? E se vedi nel piatto da portata una rana a cui viene tagliata ora una zampa ora l'altra per mangiarla un pezzetto dopo l'altro... viva! Tu come la chiameresti questa? Questione di cultura? La cultura di che? Della perversione mentale? Sto esagerando ancora? O non è il mondo invece ad essere esagerato. E quando mi parli di libertà, questa comprende pure la facoltà per l'uomo di fare del male ai propri simili e di essere crudele verso gli animali?
Lo spazio sui fogli è finito. E anche la mia tolleranza verso ciò che è umanamante intollerabile.
“Bisogna essere intelligenti per venire a Ibla….ci vuole una certa qualità d’anima, il gusto per i tufi silenziosi e ardenti, i vicoli ciechi, le giravolte inutili, le persiane sigillate su uno sguardo che spia: ma anche si pretende la passione per le macchinazioni architettoniche, dove la foga delle forme in volo nasconde fino all’ultimo il colpo di scena della prospettiva bugiarda. Ibla è città che recita a due voci insomma. Talvolta da un podio eloquente, più spesso a fior di labbra, in sordina, come conviene a una terra che indossa il suo barocco col ritegno di una dama antica”. (Gesualdo Bufalino, La Luce e il Lutto)
La vita è come una bicicletta con dieci velocità. La maggior parte di noi ha marce che non userà mai. Linus, in Charles M. Schulz, Peanuts, 1950/2000
...La tempesta primaverile scuote d'un latrato di fedeltà la mia arca, o perduti. (L'Arca di E.Montale).
Attaccata al tettuccio del camper proprio sopra la mia testa c'è una bella foto attaccata lì da qualche... passante
Osservandola ho pensato subito a questa canzone
“Bisogna essere intelligenti per venire a Ibla….ci vuole una certa qualità d’anima, il gusto per i tufi silenziosi e ardenti, i vicoli ciechi, le giravolte inutili, le persiane sigillate su uno sguardo che spia: ma anche si pretende la passione per le macchinazioni architettoniche, dove la foga delle forme in volo nasconde fino all’ultimo il colpo di scena della prospettiva bugiarda. Ibla è città che recita a due voci insomma. Talvolta da un podio eloquente, più spesso a fior di labbra, in sordina, come conviene a una terra che indossa il suo barocco col ritegno di una dama antica”. (Gesualdo Bufalino, La Luce e il Lutto)
La vita è come una bicicletta con dieci velocità. La maggior parte di noi ha marce che non userà mai. Linus, in Charles M. Schulz, Peanuts, 1950/2000
...La tempesta primaverile scuote d'un latrato di fedeltà la mia arca, o perduti. (L'Arca di E.Montale).
Ma come siamo arrivati dall'incontro con una volpe a pro/contro vegani ?
Io non sono basito che ibla è basita che prudente è basito come è basito claudio, però manca un tassello in questa discussione che forse non voglio conoscere, ovvero l'etica che guida claudio e prudente ad essere basiti .
Diciamo che la frase "quando nn si crede in Dio si crede a tutte le cretinate più assurde" potrebbe essere un buon indizio per cominciare a restare basiti ma voglio prenderla come una "butade" . Sul piano religioso non voglio entrarci proprio, tutto ciò che è "fede" non è discutibile serenamente e razionalmente e quindi troncherei qui la discussione che perde di senso, mentre la frase di cui sopra se presa sul serio è "fanatismo" e la storia ci insegna che il fanatismo non va troppo tollerato perchè ha causato danni notevoli quando non si è affrontato subito di petto .
Io non sono vegano e ho ammesso fin dall'inizio di considerarmi un ipocrita (o se vogliamo poco coerente se vi piace di più, d'altra parte un misantropo è incoerente per definizione) e il verbo "credere" mi è molto antipatico e abbastanza in disuso nel mio vocabolario (forse anche solo per invidia ) .
Mi è antipatico soprattutto per un episodio che non c'entra niente con le religioni: ero alla guida di un camper con un amico a fianco e gli chiesi di vedere se il camper passava sotto una tettoia: lui mi rispose: "credo di si" , io passai e ovviamente mi incastrai con danni mostruosi al camper. Da quella volta il mio cervello traduce in tempo reale "credo di si" in "non lo so" e almeno il mio portafoglio sta sicuramente meglio .
Ricapitolando, non sono vegano e non condanno nessuno, ma mi sento in dovere almeno in riflettere su come stanno le cose prima di decidere come comportarmi, anche sulle cose apparentemente insignificanti (come l'uccisione dei batteri col dentifricio) ,perchè no, che non saranno da condannare ma sono innegabilmente vere, non andrebbero date per scontate .
Per le "manacce" non so cosa Ibla intendesse, io per "manacce" posso intendere i disastri ambientali che ha fatto l'uomo non la semplice autodifesa della specie come praticano tutte le creature. non vorrei che le affermazioni di prudente per quanto riflessioni corrette, fossero l'alibi (e spesso lo sono, non potete negarlo) perchè l'uomo si senta in dovere di disporre degli altri esseri come vuole senza riflettere su cosa sta facendo e pure vorrebbe sentirsi dire che è "l'eletto" e il "giusto" è l'unico autocosciente e come tale il solo rispettabile e che abbia il diritto di vita e di morte su tutto e tutti .
Accetto invece se mi dite che l'uomo fa parte anch'esso della natura e come tale non va colpevolizzato più che tanto nel suo operato (sono contrario anche al fanatismo alla rovescia) .
Anche trovare il concetto di cosa sia la vita, mi interessa poco in questo contesto. Che siano animali, piante, rocce, acqua... cambia poco in natura: tutto deve mantenere un certo equilibrio se no va tutto in pezzi e poi pagano tutti, lottare per la propria sopravvivenza, almeno ove possibile, non deve significare impedire la sopravvivenza delle altre specie o farle soffrire inutilmente, o dividere le specie in buone, cattive, simpatiche, antipatiche lo sanno perfino quegli stupidi degli animali che non passano il tempo a sterminare gli altri perchè antipatici o per accrescere a dismisura il proprio ego, e dove succede, analizzando il problema a fondo, si scopre che la cosa è dovuta quasi sempre alla rottura di equilibri da parte della specie uomo .
Ricordiamoci che per il pianeta terra l'uomo può rappresentare più un "problema" non una "soluzione", in cosa abbiamo migliorato il nostro pianeta fino adesso? Se domani mattina sparissimo dalla circolazione, pensate che il mondo non andrebbe avanti lo stesso ? Meglio o peggio secondo voi? Che tutte le api morirebbero sopraffatte da demoniaci acari ? Che le galline non avrebbero più il loro posto nella catena alimentare? Che le altre specie si metterebbero a piangere perchè non avrebbero più il nostro prezioso aiuto? Vedete voi.
Forse così ci capiamo meglio: io non condanno affatto Claudio perchè dire che è parassita delle sue api, non vuol dire invitarlo a non allevarle ma a riflettere che quello è il suo status, come non condanno l'acaro, ripeto, entrambi fanno il loro nel contesto naturale in cui sono. La parola "parassita" è generalmente usata in senso negativo, ma dal punto di vista biologico il parassita ha la sua dignità come tutte le altre strategie di sopravvivenza. Dare invece del parassita all'acaro e negare di esserlo non lo trovo corretto, invece, visto proprio perchè l'uomo ha l'autocoscienza deve sempre riconoscere l'effetto delle sue azioni e rifletterci sopra prima di intraprenderle perchè potenzialmente possono rompere gli equilibri naturalie non di poco.
Un esempio:
per gli allevatori di pecore australiani l'unico dingo buono è il dingo morto ed è innegabile che il dingo crei grossi danni economici agli allevatori ma...
è stato dimostrato che la presenza di soli 25 cani maremmani (italianissimi) in un allevamento di 12000 pecore ha risolto gli attacchi dei dingo a un numero irrisorio dal punto di vista economico.
- sterminare i dingo invece, ha portato solo a conseguenze nefaste: i branchi organizzati hanno una loro "etica" non fanno mai stragi, mentre se vengono parcellizzati si formano vere e proprie bande di "ladroni" senza controllo che amano fare scorribande gratuite ! Dove sparisce il dingo, prolificano a dismisura ... le volpi! e questo porta allo sterminio dei piccoli animali come lepri e conigli .
Quindi si può riflettere a vari step, ma non si può non rifletterci e non fermarsi in nessuno degli step:
1) ha senso allevare pecore ? 2) ha senso allevare 12000 pecore tutte insieme e in condizioni tutt'altro che ottimali? 3) ha senso sterminare tutti i dingo ? 4) ha senso sparare a tutti i dingo che sono vicini all'allevamento? 5) ci sono soluzioni meno invasive come l'introduzione dei maremmani ?
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almeno vi sia la coscienza di capire che dobbiamo passare progressivamente ed in modo ragionato ad un sistema di autoproduzione del cibo.
Una persona pessimista fa si di creare delle energie che andranno nella direzione delle sue paure piu profonde, fino alla loro realizzazione. Il pessimismo sincronizza anche i semafori.
...forse non voglio conoscere, ovvero l'etica che guida claudio e prudente ad essere basiti
Messa così non vorrei saperlo nemmeno io. Il rischio su questi temi è recitare a memoria e con superficialità, luoghi comuni, dogmi politico-ideologici o "religiosi" ma pure di cantare canzoni di cui non si è capito il significato profondo, suonare musiche edulcorate dai valori a cui l'autore si ispirava per davvero, distorcere ad uso delfino anche Epicuro. E se le vacche sono tutte nere poi è un attimo liquidare anche Epitteto come un bigotto. E siccome questo non è il posto per dilungarsi troppo sull'Enchiridion o su i testi sacri alle religioni, te la faccio breve: mi guida un'etica prudente, perchè so di non sapere, e constato quotidianamente quanto è facile illudersi con le certezze, che pure io non smetto di cercare. Quindi rimango basito se anche persone sensibili, evidentemente colte, di formazione umanista, si intruppino nell'esercito dei giudicanti a cuor leggero, dispensando giudizi morali su cosa mangino gli altri, su come si procurino il cibo da mangiare o da vendere, selezionando (con criteri contraddittori) chi abbia le manine e chi le manacce, eleggendo a manine quelle di chi imbratta con la vernice rossa il monumento di chi ha scritto (lontano dai palazzi del potere) pagine memorabili di storia e liberaldemocrazia ed eleggendo a manacce quelle di chi cerca di sfamare la famiglia con un pollo piuttosto che con le fave (tra parentesi per i vegetariani pitagorici sarebbero inviolabili pure quelle).
Te la faccio breve avevo promesso. Più breve che posso. Non è indispensabile essere evangelici per praticare con rigore assoluto il "nolite iudicare ut non iudicemini": la frizione sfugge spesso anche a me. E non serve nemmeno praticare le virtù degli stoici per mangiare come puoi tu, senza giudicare come mangiano gli altri. Basterebbe allontanarsi solo un po' dai pregiudizi ideologici e impancarsi un po' meno nel condannare le contraddizioni altrui, mentre si innalzano al rango di libertà solo le proprie.
Per dire, a proposito di Moscow Mule e punti di vista, ha ucciso più indiani d'America l'alcol che non i missionari gesuiti musicati da Morricone. Ma non mi sogno di chiamare manacce crudeli quelle dei Gravner.
P.S.: Almeno alla media distanza sono abbastanza misantropo anch'io, ma in onore di tutte le contraddizioni vi voglio un gran bene, a tutti.
Quindi rimango basito se anche persone sensibili, evidentemente colte, di formazione umanista, si intruppino nell'esercito dei giudicanti a cuor leggero, dispensando giudizi morali su cosa mangino gli altri,
evidentemente c'è un errore di valutazione.
per citare sartre bisogna almeno averlo letto
Una persona pessimista fa si di creare delle energie che andranno nella direzione delle sue paure piu profonde, fino alla loro realizzazione. Il pessimismo sincronizza anche i semafori.
una foto che vale più di 1000 parole,i miei compagni del down lock... ...sulle mie gambe cotonina,gatta nonna visto che ha 20 anni e manuel (in realtà un incrocio con selvatico) classe 2013
Immagine:
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la felicità è una merce rara che si deve tenere stretta e non fare vedere agli altri perchè saranno sempre invidiosi [A.Petrucci *1970+1985]
Modificato da - docelektro in data 27/09/2020 20:08:26
Ma che caro sei stato, prudente, a concederci questo lieto fine inaspettato davvero, almeno per me, sempre che io sia compresa fra quei "tutti".
No, perché a me pare che più che scapparti, la frizione, tu l'abbia proprio mollata con intenzione e con una certa veemenza ma quest'ultima saràsolo una mia sensazione e magari sbagliata. Comunque sia, sarò breve anch'io, anzi talmente breve che non ritornerò più sull'argomento vegan e non, venuto fuori fra l'altro per caso, perché già mi sono espressa sulle motivazioni della mia scelta, la qual cosa solitamente avviene quando mi vengono chieste. Se però su queste vengono sollevate obiezioni da chi "recita a memoria e con superficialità, luoghi comuni" e si arrampica sugli specchi pur di rendere ancora valide giustificazioni a sostegno delle sue "abitudini" alimentari che non stanno più né in cielo, né in terra, allora e solo allora io "m'impanco" in una discussione dove semplicemente lo rendo edotto sulle condizioni in cui vengono allevati gli animali ma senza mai l a minima intenzione di convincerlo a cambiare idea, cosa questa che ritengo possa avvenire solo per presa di coscienza personale cui si perviene con la conoscenza di realtà dietro le quinte e che comporterà a volte una scelta soltanto salutistica, a volte dettata invece da un senso morale che si libera infine dal suo stato di latenza e con cui il vero se stesso deve fare finalmente i conti. Spesso non succede niente e di fronte a ciò mi limito a prenderne atto e stop!
Riguardo invece alla tua storia melodrammatica del povero padre di famiglia che sfama i suoi pargoli che magari come lui non dovranno accontentarsi di un piatto di fave e non gliene può fregare un accidenti delle gabbie, a lui direi solo che piuttosto di un'alimentazione a base di antibiotici, sarebbe più salutare e proprio per amore verso i figli, il bel piatto di fave ché tanto se non sa nemmeno questo figurati se può andare a preoccuparsi dei vegetariani pitagorici.
Mi accorgo di non riuscire ad essere breve come promesso per ribattere alla tua di brevità, forse perché è più facile essere concisi per chi sfoggiando la propria capacità oratoria che pur si fonda su una cultura di un certo livello, ha però il difetto della superficialità nell'ascolto e quindi nella comprensione di chi gli parla, mentre è meno facile adeguarsi a tale concisione per chi come me più che colta è solo più sensibile e viene giudicata da chi dice di astenersi dal giudicare e sulla base di interpretazioni distorte quanto fuorvianti dal mio pensiero che mal tollera la mistificazione. La verità è infatti che io non giudico le persone che prediligono un'alimentazione a base di carne con le quali io fra l'altro posso stare seduta a tavola senza che mi passi lontanamente per la testa di alzarmi in piedi per fare la predicatrice del veganismo come una venditrice di pentole che vuole piazzare a tutti i costi la sua merce, cosa fra l'altro invece molto comune fra i predicatori di religioni nel cui esercito come in qualsiasi altro io non sono solita "intrupparmi"! Io, ripeto, a parte per il caso di quello che si mangia l'animale vivo, giudico semmai chi giudica me per la mia scelta e soprattutto quando il suo giudizio denuncia la sua ignoranza della realtà oggettiva o peggio la negazione di essa. Giudico manacce quelle dell'uomo o meglio dell'umanità, di cui io faccio parte e la prima a salire sul banco degli imputati, perché con quelle manacce è stato rotto nella natura un equilibrio perfetto con ritorsioni tremende verso noi stessi e siamo andati ancora oltre fino ad arrivare alla nostra disumanizzazione, rinchiudendo in veri e propri lager gli animali che vivevano liberi e venivano cacciati laddove da essi dipendeva la sopravvivenza umana che di certo non dipendeva dall'uccisione di 150 miliardi di animali all'anno.
E ancora: "a memoria recita" piuttosto chi rimane ancorato ad una memoria atavica ormai anacronistica ma da cui non riesce a sganciarsi scegliendo di cambiare. Certezze? Macché! Ne ho ben poche e non so nemmeno se la mia scelta e quella di tanti per il veganismo in particolare, contraddizioni comprese, potranno o meno liberare gli animali dalle gabbie degli allevamenti intensivi o dei laboratori dove pur di fronte ad alternative più valide persistono negli esperimenti crudeli quanto inutili sugli animali o degli zoo o dei circhi o da qualsiasi crudeltà nei loro confronti, né so se potranno liberare noi esseri umani, dalle gabbie in cui ci siamo rinchiusi con le nostre stesse mani.
Ma sai, è come la pioggerellina sottile e leggera che non riesce a penetrare fino alle radici più profonde dei grandi alberi me di certo disseta quelle più piccole e più in superficie dei più giovani erinfresca degli uni e degli altri le foglie come attraverso la mia pelle su cui goccia dopo goccia mentre passeggio in mezzo a loro, giunge fino all'anima un senso di fresca leggerezza che la rinnova.
Pensi inoltre che scegliendo strade alternative nel mio percorso io mi possa sentire migliore degli altri? No! E' solo su di me che concentro la mia attenzione per sentirmi semmai un po' migliore ma verso me stessa. Ciò mi fa stare meglio? Sì, anche se solo un po' perché comunque non perdo il contatto con la realtà e con le difficoltà immense di viverla...con stoicismo, per usare un termine filosofico visto che citi anche Epitteto e il suo Manuale. Una filosofia, quella degli Stoici che io condivido per quei principi che spronano al distacco dalle cose terrene e ad una ricerca interiore di se stessi piuttosto che a quella delle cose esteriori a noi, materiali e caduche. Volendo essere sintetici a discapito ovviamente di una profondità filosofica più meritevole di attenzione.
C'è però un punto dello Stoicismo che mi lascia sempre perplessa che è quello in cui considerando anche il corpo fra le cose che non ci appartengono, anche verso di esso bisogna mantenere un distacco razionale perché, dice Epitteto: «...la morte non è affatto terribile, – altrimenti così sarebbe apparsa anche a Socrate, – ma il giudizio sulla morte, e cioè che la morte sia terribile, ecco quel che è terribile». La perplessità sorge laddove egli dice di tenerlo sempre presente affinchè la morte dei nostri cari non ci giunga inaspettata e non ci turbi.E qui a me sembra che lo stoicismo si spinga nella ricerca della felicità o della non sofferenza o dell'accettazione con serenità, fino quasi ad una specie di anestetizzazione dei sentimenti rischiando di fare dell'uomo un essere freddo, apatico, incapace di amare perché questo potrebbe portare sofferenza. Ma questa non fa forse parte della vita come la morte e nell'evitarla il rischio non è quello di non viverla? Io non posso impedirmi di soffrire dinanzi alla perdita che non è solo quella di un corpo ma di chi mi ha amato e che ho amato. E non posso non soffrire dinanzi alla sofferenza di un essere vivente che sia un essere umano o un animale e peggio ancora se inflitta con crudeltà.
Ma tu di questo non hai mai fatto cenno, hai girato intorno a quello che era il punto focale del mio pensiero ignorandolo totalmente. E la tua prudenza, Prudente, mi appare anch'essa come un modo asettico per affrontare certi aspetti del vivere umano senza lasciarti forse coinvolgere più di tanto dal punto di vista dei sentimenti tanto per esempio da non rivolgerti a colui col quale interloquisci usando il suo nome.Poi però prendi le parti di coloro che hanno scritto trattati di Storia ma ignorando ancora i "trattati" da lui nella storia della sua vita con l'arroganza dell'età giovanile rimasta però immutata fino all'età che dovrebbe essere quella della maturità con relativa crescita interiore quando ciò avviene.Così come ignori le vere motivazioni di un popolo allo sbando spinto all'alcolismo per essere stato defraudato della terra e della sua anima o identità , se preferisci.
Insomma Prudente, non sarò stata breve ma sincera sì, sino alle mie ultime considerazioni ma senza la presunzione di non poterle ritenere anche sbagliate.
“Bisogna essere intelligenti per venire a Ibla….ci vuole una certa qualità d’anima, il gusto per i tufi silenziosi e ardenti, i vicoli ciechi, le giravolte inutili, le persiane sigillate su uno sguardo che spia: ma anche si pretende la passione per le macchinazioni architettoniche, dove la foga delle forme in volo nasconde fino all’ultimo il colpo di scena della prospettiva bugiarda. Ibla è città che recita a due voci insomma. Talvolta da un podio eloquente, più spesso a fior di labbra, in sordina, come conviene a una terra che indossa il suo barocco col ritegno di una dama antica”. (Gesualdo Bufalino, La Luce e il Lutto)
La vita è come una bicicletta con dieci velocità. La maggior parte di noi ha marce che non userà mai. Linus, in Charles M. Schulz, Peanuts, 1950/2000
...La tempesta primaverile scuote d'un latrato di fedeltà la mia arca, o perduti. (L'Arca di E.Montale).
Grazie docelektro per la bellissima foto dove bellissimi in realtà sono i tuoi gatti. Manuel ha in effetti lo sguardo fiero dell'animale selvatico!
“Bisogna essere intelligenti per venire a Ibla….ci vuole una certa qualità d’anima, il gusto per i tufi silenziosi e ardenti, i vicoli ciechi, le giravolte inutili, le persiane sigillate su uno sguardo che spia: ma anche si pretende la passione per le macchinazioni architettoniche, dove la foga delle forme in volo nasconde fino all’ultimo il colpo di scena della prospettiva bugiarda. Ibla è città che recita a due voci insomma. Talvolta da un podio eloquente, più spesso a fior di labbra, in sordina, come conviene a una terra che indossa il suo barocco col ritegno di una dama antica”. (Gesualdo Bufalino, La Luce e il Lutto)
La vita è come una bicicletta con dieci velocità. La maggior parte di noi ha marce che non userà mai. Linus, in Charles M. Schulz, Peanuts, 1950/2000
...La tempesta primaverile scuote d'un latrato di fedeltà la mia arca, o perduti. (L'Arca di E.Montale).
“Sta... zampa po esse fero o po esse piuma: oggi è stata ‘na piuma”
“Bisogna essere intelligenti per venire a Ibla….ci vuole una certa qualità d’anima, il gusto per i tufi silenziosi e ardenti, i vicoli ciechi, le giravolte inutili, le persiane sigillate su uno sguardo che spia: ma anche si pretende la passione per le macchinazioni architettoniche, dove la foga delle forme in volo nasconde fino all’ultimo il colpo di scena della prospettiva bugiarda. Ibla è città che recita a due voci insomma. Talvolta da un podio eloquente, più spesso a fior di labbra, in sordina, come conviene a una terra che indossa il suo barocco col ritegno di una dama antica”. (Gesualdo Bufalino, La Luce e il Lutto)
La vita è come una bicicletta con dieci velocità. La maggior parte di noi ha marce che non userà mai. Linus, in Charles M. Schulz, Peanuts, 1950/2000
...La tempesta primaverile scuote d'un latrato di fedeltà la mia arca, o perduti. (L'Arca di E.Montale).
“Bisogna essere intelligenti per venire a Ibla….ci vuole una certa qualità d’anima, il gusto per i tufi silenziosi e ardenti, i vicoli ciechi, le giravolte inutili, le persiane sigillate su uno sguardo che spia: ma anche si pretende la passione per le macchinazioni architettoniche, dove la foga delle forme in volo nasconde fino all’ultimo il colpo di scena della prospettiva bugiarda. Ibla è città che recita a due voci insomma. Talvolta da un podio eloquente, più spesso a fior di labbra, in sordina, come conviene a una terra che indossa il suo barocco col ritegno di una dama antica”. (Gesualdo Bufalino, La Luce e il Lutto)
La vita è come una bicicletta con dieci velocità. La maggior parte di noi ha marce che non userà mai. Linus, in Charles M. Schulz, Peanuts, 1950/2000
...La tempesta primaverile scuote d'un latrato di fedeltà la mia arca, o perduti. (L'Arca di E.Montale).
“Bisogna essere intelligenti per venire a Ibla….ci vuole una certa qualità d’anima, il gusto per i tufi silenziosi e ardenti, i vicoli ciechi, le giravolte inutili, le persiane sigillate su uno sguardo che spia: ma anche si pretende la passione per le macchinazioni architettoniche, dove la foga delle forme in volo nasconde fino all’ultimo il colpo di scena della prospettiva bugiarda. Ibla è città che recita a due voci insomma. Talvolta da un podio eloquente, più spesso a fior di labbra, in sordina, come conviene a una terra che indossa il suo barocco col ritegno di una dama antica”. (Gesualdo Bufalino, La Luce e il Lutto)
La vita è come una bicicletta con dieci velocità. La maggior parte di noi ha marce che non userà mai. Linus, in Charles M. Schulz, Peanuts, 1950/2000
...La tempesta primaverile scuote d'un latrato di fedeltà la mia arca, o perduti. (L'Arca di E.Montale).
L'altro giorno ci ha lasciati un grande, il papà di Mafalda, dài Ibla, scrivi tu qualcosa di bello per ricordarlo che sei brava e un po' la nostra Mafalda .
Immagine:
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"carrarmatino" Flyer T4 30/9/2006 (22/5/2011 sostituito motore) "lancillotto" Brompton P6R + nano motor 14/12/2007 "piccola peste" Dahon Speed Pro TT 14/10/2008 "frankenstein" Trek liquid 25 + kit ezee 21/11/2008 dismessa il 28/02/2010 "jobbent" Tw-bents Adventure Plus 08/05/2009 elettrificata con ezee 350W dal 28/02/2010 "the tractor" surly pugsley 27/08/2009 + Cyclone 500 13/11/2009 "the lift" haybike eq xduro fs 12/10/2011 "bumblebee" NCM Milano 24/07/2019 "steamroller blues" NCM Aspen 19/12/2019
Qui nessuno ha lasciato niente e nessuno! Ci siamo intesi!?
IO SONO QUI! E CI SARO' SEMPRE!
Ehm... scusa Job se ho alzato un po' la voce ma...
In effetti... non so perché ma mi sento un po' triste...
e... forse è meglio che me ne vada a dormire.
Quino: «...Personalmente, non sono mai riuscito a disegnare con un computer. Ho bisogno di sentire la carta, di usare la matita, la gomma, l’inchiostro...».
Quino si svela da solo in queste sue parole perché è il suo sentire che vuol far giungere alla comprensione di tutti attraverso la sua splendida creatura, Mafalda, dando vita con la sua matita ad una bambina dall'aspetto buffo, tenero ma dall'animo ribelle che con spietata quanto divertente ironia, interroga gli adulti sulla vita e i problemi del mondo, lasciandoli spiazzati e perplessi sulle risposte che lei da di rimando alle loro. Le riflessioni di Mafalda sul mondo degli adulti, sui loro conflitti, le loro contradizioni, sono quelle di Joaquín Salvador Lavado Tejón, un grande fumettista, un idealista che finché ci credette, inseguì un sogno: la pace e l’armonia di un mondo pazzo “che non si sa da dove prenderlo”.
Ma Mafalda... Non mollerà mai!
“Bisogna essere intelligenti per venire a Ibla….ci vuole una certa qualità d’anima, il gusto per i tufi silenziosi e ardenti, i vicoli ciechi, le giravolte inutili, le persiane sigillate su uno sguardo che spia: ma anche si pretende la passione per le macchinazioni architettoniche, dove la foga delle forme in volo nasconde fino all’ultimo il colpo di scena della prospettiva bugiarda. Ibla è città che recita a due voci insomma. Talvolta da un podio eloquente, più spesso a fior di labbra, in sordina, come conviene a una terra che indossa il suo barocco col ritegno di una dama antica”. (Gesualdo Bufalino, La Luce e il Lutto)
La vita è come una bicicletta con dieci velocità. La maggior parte di noi ha marce che non userà mai. Linus, in Charles M. Schulz, Peanuts, 1950/2000
...La tempesta primaverile scuote d'un latrato di fedeltà la mia arca, o perduti. (L'Arca di E.Montale).
Ibla: Ma che caro sei stato, prudente, a concederci questo lieto fine inaspettato davvero...
Ma! Avevi messo pure il cuore! Ahahah! C'è da morire! L'ho notato solo adesso. Beh, ironia o non ironia, certo è Prudente che alla vista di quel cuoricino sono scoppiata a ridere. Ho trovato l'idea simpatica e divertente e ho voluto dirtelo. Tutto qui.
“Bisogna essere intelligenti per venire a Ibla….ci vuole una certa qualità d’anima, il gusto per i tufi silenziosi e ardenti, i vicoli ciechi, le giravolte inutili, le persiane sigillate su uno sguardo che spia: ma anche si pretende la passione per le macchinazioni architettoniche, dove la foga delle forme in volo nasconde fino all’ultimo il colpo di scena della prospettiva bugiarda. Ibla è città che recita a due voci insomma. Talvolta da un podio eloquente, più spesso a fior di labbra, in sordina, come conviene a una terra che indossa il suo barocco col ritegno di una dama antica”. (Gesualdo Bufalino, La Luce e il Lutto)
La vita è come una bicicletta con dieci velocità. La maggior parte di noi ha marce che non userà mai. Linus, in Charles M. Schulz, Peanuts, 1950/2000
...La tempesta primaverile scuote d'un latrato di fedeltà la mia arca, o perduti. (L'Arca di E.Montale).
A volte posto delle foto rimandando a dopo la loro descrizione e magari finisco per dimenticarmene. Così è stato per esempio per quella nella pagina precedente riguardo alla quale Giòs mi aveva chiesto dove l'avessi scattata.Vabbé, rispondo adesso: è il golfo di Macari, Giòs, riconosciuto fra l'altro da Pilota in una o due pagine precedenti. Ma anche tu a quanto pare sei un po' distratto come me! Per quelle postate in questa pagina a dire il vero aspettavo che qualcuno notasse che i luoghi sono quelli della foto in bianco e nero col ponte a sei archi su cui passa un treno a vapore. Stz! Vabbé! Allora... Il ponte si trova nella valle s. Leonardo fra Ragusa e Ibla che s'intravede sullo sfondo con la cupola blu (1820) del duomo di San Giorgio ( 1693).
Io mi trovavo fra il ponte e Ibla e ho dovuto fotografarli separatamente e per giunta col cellulare! E non è che posso camminare sempre con la reflex a tracolla come... IW6CPK!
Il ponte ferroviario costruito nel 1893 permise al treno proveniente dalla stazione di Ibla di superare la cava e immettersi nella galleria che scavata sotto la città, porta alla cava Santa Domenica e poi con un percorso a chiocciola di superare un notevole dislivello, per arrivare alla stazione di Ragusa.
Qui dalle mie parti sono santi pure i ponti, i fiumi, le valli e perfino le cave! D'altra parte se ad ogni metro c'è una chiesa, come si fa a non diventare tutti santi?!
“Bisogna essere intelligenti per venire a Ibla….ci vuole una certa qualità d’anima, il gusto per i tufi silenziosi e ardenti, i vicoli ciechi, le giravolte inutili, le persiane sigillate su uno sguardo che spia: ma anche si pretende la passione per le macchinazioni architettoniche, dove la foga delle forme in volo nasconde fino all’ultimo il colpo di scena della prospettiva bugiarda. Ibla è città che recita a due voci insomma. Talvolta da un podio eloquente, più spesso a fior di labbra, in sordina, come conviene a una terra che indossa il suo barocco col ritegno di una dama antica”. (Gesualdo Bufalino, La Luce e il Lutto)
La vita è come una bicicletta con dieci velocità. La maggior parte di noi ha marce che non userà mai. Linus, in Charles M. Schulz, Peanuts, 1950/2000
...La tempesta primaverile scuote d'un latrato di fedeltà la mia arca, o perduti. (L'Arca di E.Montale).
... È l’alba: si chiudono i petali un poco gualciti; si cova, dentro l’urna molle e segreta, non so che felicità nuova.
“Bisogna essere intelligenti per venire a Ibla….ci vuole una certa qualità d’anima, il gusto per i tufi silenziosi e ardenti, i vicoli ciechi, le giravolte inutili, le persiane sigillate su uno sguardo che spia: ma anche si pretende la passione per le macchinazioni architettoniche, dove la foga delle forme in volo nasconde fino all’ultimo il colpo di scena della prospettiva bugiarda. Ibla è città che recita a due voci insomma. Talvolta da un podio eloquente, più spesso a fior di labbra, in sordina, come conviene a una terra che indossa il suo barocco col ritegno di una dama antica”. (Gesualdo Bufalino, La Luce e il Lutto)
La vita è come una bicicletta con dieci velocità. La maggior parte di noi ha marce che non userà mai. Linus, in Charles M. Schulz, Peanuts, 1950/2000
...La tempesta primaverile scuote d'un latrato di fedeltà la mia arca, o perduti. (L'Arca di E.Montale).
Le cavallette sole sorridono in mezzo alla gramigna gialla; i moscerini danzano nel sole trema uno stelo sotto una farfalla.
“Bisogna essere intelligenti per venire a Ibla….ci vuole una certa qualità d’anima, il gusto per i tufi silenziosi e ardenti, i vicoli ciechi, le giravolte inutili, le persiane sigillate su uno sguardo che spia: ma anche si pretende la passione per le macchinazioni architettoniche, dove la foga delle forme in volo nasconde fino all’ultimo il colpo di scena della prospettiva bugiarda. Ibla è città che recita a due voci insomma. Talvolta da un podio eloquente, più spesso a fior di labbra, in sordina, come conviene a una terra che indossa il suo barocco col ritegno di una dama antica”. (Gesualdo Bufalino, La Luce e il Lutto)
La vita è come una bicicletta con dieci velocità. La maggior parte di noi ha marce che non userà mai. Linus, in Charles M. Schulz, Peanuts, 1950/2000
...La tempesta primaverile scuote d'un latrato di fedeltà la mia arca, o perduti. (L'Arca di E.Montale).
e comunque anche loro non sanno di essere vive e nn sanno che moriranno.
Una persona pessimista fa si di creare delle energie che andranno nella direzione delle sue paure piu profonde, fino alla loro realizzazione. Il pessimismo sincronizza anche i semafori.
“Bisogna essere intelligenti per venire a Ibla….ci vuole una certa qualità d’anima, il gusto per i tufi silenziosi e ardenti, i vicoli ciechi, le giravolte inutili, le persiane sigillate su uno sguardo che spia: ma anche si pretende la passione per le macchinazioni architettoniche, dove la foga delle forme in volo nasconde fino all’ultimo il colpo di scena della prospettiva bugiarda. Ibla è città che recita a due voci insomma. Talvolta da un podio eloquente, più spesso a fior di labbra, in sordina, come conviene a una terra che indossa il suo barocco col ritegno di una dama antica”. (Gesualdo Bufalino, La Luce e il Lutto)
La vita è come una bicicletta con dieci velocità. La maggior parte di noi ha marce che non userà mai. Linus, in Charles M. Schulz, Peanuts, 1950/2000
...La tempesta primaverile scuote d'un latrato di fedeltà la mia arca, o perduti. (L'Arca di E.Montale).
Una persona pessimista fa si di creare delle energie che andranno nella direzione delle sue paure piu profonde, fino alla loro realizzazione. Il pessimismo sincronizza anche i semafori.
l autoconsapevolezza nel test dello specchio mostra un concetto di sé in una forma subumana, il sapere di essere vivi è tutt altra cosa
è come sostenere che un uccello che vola molto in alto può arrivare sulla luna.
muovere la coda prima che venga calpestata o rimuovere un parassita dal pelo, non è la stessa cosa che sedersi e meditare sul proprio posto nell'universo
Una persona pessimista fa si di creare delle energie che andranno nella direzione delle sue paure piu profonde, fino alla loro realizzazione. Il pessimismo sincronizza anche i semafori.
Le cavallette sole sorridono in mezzo alla gramigna gialla; i moscerini danzano nel sole trema uno stelo sotto una farfalla.
claudio02: e comunque anche loro non sanno di essere vive e nn sanno che moriranno.
Claudio... Ma allora ti sei proprio incantato come la puntina sul disco! Guarda che la mantide lo sa di essere una mantide e difatti si è offesa con me che ho usato come didascalia alla sua immagine dei versi di Pascoli in cui lei non è menzionata. Ho cercato di spiegarle che di poesie dedicate a lei non ne ricordavo e non ne ho trovate, ma ho solo peggiorato la situazione... Alla fine le ho spiegato che anche una foto fatta ad un bel soggetto come lei può diventare una poesia. Non gliel'avessi mai detto! Ha chiamato a raccolta alcuni suoi amici e ha voluto che facessi una foto di gruppo!
Queste magari tu le chiami cretinate mentre io uso un altro termine: fantasia.E ognuno ha le proprie! Ma torniamo alla realtà.Quindi anche nel caso di quelli che vengono chiamati "invertebrati" ti sei ripresentato col tormentone che non sanno di essere vivi e non sanno che moriranno e cioè che nemmeno loro sono in grado di meditare sul proprio posto nell'universo. Ma non sarà invece che l'hanno perso il loro posto nell'universo?! Non sarà che il tuo essere umano invece senziente, messosi a sedere a meditare sul proprio posto nell'universo sia pervenuto con l'arroganza anche questa tipicamente umana alla folle convinzione che l'universo sia tutto suo accaparrandosi perfino il posto di Dio? Non sarà che invece persino gli invertebrati hanno invece un loro posto essenziale quanto il suo nell'universo e nella sua profonda meditazione ha perso di vista l’importante ruolo che anche gli invertebrati svolgono nel mantenere sani gli ecosistemi e che l'estinzione da lui causata di molti di essi avrebbe portato al declino globale della biodiversità? Ma se nel suo meditare non ha risparmiato nemmeno i suoi simili nell'accaparramento dell'universo, allora... di che stiamo parlando?! Della capacità di pensare se stesso o non precipuamente a se stesso?
Ora, «Non ci chiediamo più se un cane o uno scimpanzé sentano gioia, dolore, rabbia o gelosia. Le emozioni animali esistono, e si sono evolute per essere un “collante sociale”» sostiene Mark Bekoff, docente di ecologia alla University of Colorado (Usa), in un articolo. «Alcuni animali potrebbero avere il senso dell’umorismo o quello della meraviglia».
A me basta questo e la mia di autocoscienza prescinde dall'esistenza o meno della loro per decidere che vanno difesi e protetti. A te, invece, Claudio, a cosa serve questa tua ossessiva necessità di sostenere che essi "non sanno di essere vivi, e non sanno che moriranno" o che "non si siedono a meditare sul proprio posto nell'universo"?
No, perché, hai cominciato a propinarcela 'sta cosa a proposito di una volpe da te considerata "antipatica e simpatica solo a se stessa" mentre contemporaneamente sostenevi però che "l'essere autocosciente deve smetterla di trasferire il suo stato al regno animale". Eh! Ma, la simpatia, dal greco "sun pathos", "con sentimento", tu che fai? Me la trasferisci sulla volpe che invece a parer tuo non ne dovrebbe provare sentimenti?
Comunque sia, il punto che m'interessa capire e vorrei mi chiarissi è perché se io parlo di sofferenza degli animali, della crudeltà verso di essi e via discorrendo, tu continui a infilarci dentro questo tuo assunto che però non capisco dove vuole andare a parare, cosa vuole dimostrare, che nesso ha col tema principale del mio discorso.
Potrei azzardare un'ipotesi... Che ti serva per rimanere imperturbabile dinanzi per esempio ad immagini come queste?
Ma dai loro sguardi a te non sembra che stiano meditando (cosa devono fare se no, là dentro?!) e che la loro sia una meditazione... sofferta? Non credi che possano "pensare" perlomeno a qualcosa che suppergiù abbia a che fare con la parola... libertà? E quell'orso tu potresti ancora chiamarlo orso? Non credo. Perché sai, Claudio, la sua identità l'ha persa pure lui. E non solo lui!
“Bisogna essere intelligenti per venire a Ibla….ci vuole una certa qualità d’anima, il gusto per i tufi silenziosi e ardenti, i vicoli ciechi, le giravolte inutili, le persiane sigillate su uno sguardo che spia: ma anche si pretende la passione per le macchinazioni architettoniche, dove la foga delle forme in volo nasconde fino all’ultimo il colpo di scena della prospettiva bugiarda. Ibla è città che recita a due voci insomma. Talvolta da un podio eloquente, più spesso a fior di labbra, in sordina, come conviene a una terra che indossa il suo barocco col ritegno di una dama antica”. (Gesualdo Bufalino, La Luce e il Lutto)
La vita è come una bicicletta con dieci velocità. La maggior parte di noi ha marce che non userà mai. Linus, in Charles M. Schulz, Peanuts, 1950/2000
...La tempesta primaverile scuote d'un latrato di fedeltà la mia arca, o perduti. (L'Arca di E.Montale).
“Bisogna essere intelligenti per venire a Ibla….ci vuole una certa qualità d’anima, il gusto per i tufi silenziosi e ardenti, i vicoli ciechi, le giravolte inutili, le persiane sigillate su uno sguardo che spia: ma anche si pretende la passione per le macchinazioni architettoniche, dove la foga delle forme in volo nasconde fino all’ultimo il colpo di scena della prospettiva bugiarda. Ibla è città che recita a due voci insomma. Talvolta da un podio eloquente, più spesso a fior di labbra, in sordina, come conviene a una terra che indossa il suo barocco col ritegno di una dama antica”. (Gesualdo Bufalino, La Luce e il Lutto)
La vita è come una bicicletta con dieci velocità. La maggior parte di noi ha marce che non userà mai. Linus, in Charles M. Schulz, Peanuts, 1950/2000
...La tempesta primaverile scuote d'un latrato di fedeltà la mia arca, o perduti. (L'Arca di E.Montale).
no nn sono cretinate tutte quelle cose che nutrono la fantasia, se poi son condite con il tuo parlar forbito ancora meglio.
poi intendiamoci, io vieterei tutti gli allevamenti intensivi, la vita dell animale nn deve essere grama.ho visto molte mie galline morire di vecchiaia, libere fino all ultimo passo.
Una persona pessimista fa si di creare delle energie che andranno nella direzione delle sue paure piu profonde, fino alla loro realizzazione. Il pessimismo sincronizza anche i semafori.
La mantide religiosa cannibalizza i suoi partner durante l'accoppiamento... perchè ha un bisogno importante di proteine per fare le uova. Se avesse il know how per procurarsi le proteine diversamente, magari potrebbe anche godere di più. A volte aspetta che l'accoppiamento sia concluso e poi comunque mangia quello che si trova davanti... (o dietro, non so bene come preferiscano fare). Ecco che l'antropocentrismo è solo uno dei "centrismi" di cui potremmo discutere e nemmeno il più atroce. Insomma la Natura... com'è che diceva Leopardi? (che poi tradusse Epitteto dal greco, a proposito)
E poi Dio, non voglio girarci ancora intorno, ma non è un Tizio sulla settantina con la barba che parla con le parole di qualche lingua ufficiale. Il che non significa che non esista. Non sembri blasfemo il paragone, ma è come quando, per spiegare il virus al popolo, gli scienziali lo personificano attribuendogli una volontà, un comportamento, persino una strategia. E invece quel coso esiste semplicemente con le sue dinamiche impersonali e mute, senza la bontà o la cattiveria delle sue rappresentazioni. E' un po' come lo spigolo del comodino al buio: non è che voleva lussarti il ginocchio, sei tu che, al buio, ne ignoravi l'esistenza.
prudente: La mantide... magari potrebbe anche godere di più.
Mi dispiace deluderti Prudente ma mai quanto la mantide, perché a quanto pare gli invertebrati non provano piacere sessuale. Ehm... magari è per questo che poi si mangia il maschio!
"Secondo un'inchiesta della Bbc viene smentita la tesi che gli esseri umani siano gli unici a fare l'amore non esclusivamente a fini riproduttivi Perché facciamo sesso? Per riprodurci, è la risposta non soltanto della religione (cattolica – perlomeno) ma pure della scienza, che trova nell’evoluzione della specie la ragione di ogni comportamento umano. E in verità non soltanto umano: di tutte le specie viventi. Eppure noi esseri umani sappiamo benissimo che facciamo sesso anche per un’altra ragione: perché è piacevole farlo. Perché ne ricaviamo piacere. Fino a non molto tempo fa i naturalisti ritenevano che l’uomo (o la donna) fosse l’unica specie che fa sesso “anche” per piacere: gli animali, si pensava, lo fanno esclusivamente per fini riproduttivi. Ma come spiega un’inchiesta della Bbc, questa opinione sta cambiando anzi è già cambiata. Ci sono numerose prove del fatto che varie specie animali, se non tutte, ricavano sensazioni piacevoli dall’attività sessuale. Innanzi tutto, ancora prima di occuparsi di piacere sessuale, non è difficile stabilire che gli animali provino un piacere fisico: chiunque abbia carezzato un gatto e verificato che quasi subito il nostro micio comincia a fare le fusa ne è già convinto. Nel 2001 un esperimento su topi di laboratorio condotto da un’università americana scoprì che a certe razze di topolini piace essere toccati, o meglio piace il solletico: quando qualcuno glielo fa, emettono una sorta di gridolino e appaiono estremamente soddisfatti. Non solo, cercando farselo fare ancora, vanno a cercare il solletico, perché dà loro evidentemente una bella sensazione. Ma ciò – chiede la Bbc – include anche belle sensazioni sessuali? Studi degli ultimi 10-15 anni sembrano indicare di sì.
"Se per animali intendiamo solo i vertebrati, allora si può affermare che provino piacere sessuale. Nel caso degli invertebrati, invece, è molto più difficile capire quale sia la “scintilla” che li spinge a riprodursi.
L’origine del piacere sessuale è stata ricercata anche in laboratorio con vari esperimenti sui topi. Dopo avere impiantato un elettrodo in un particolare punto del cervello, il setto, un topo venne messo in un labirinto nel quale una zona del pavimento era elettrificata. Il roditore avrebbe dovuto evitare quella superficie ma i ricercatori osservarono che, invece, il topolino continuava ad andarci incessantemente. Il perché fu presto chiaro: la scossa gli procurava un piacere simile a quello dell’orgasmo.<2
"Una ricerca effettuata dai primatologi Joseph Manson, Susan Perry e Amy Parish, per esempio, ha scoperto che varie specie di scimmie fanno sesso anche quando è impossibile che conduca alla procreazione: per esempio quando le femmine non sono fertili, oppure tra esemplari adulti maschi ed esemplari femmine ancora troppo giovani per procreare, e pure tra esemplari dello stesso sesso. Le scimmie cappuccini e i macachi si segnalano come particolarmente attivi in questo campo."
Ma "il primato di “impegno” nella riproduzione spetta al piccolo antechino di palude (Antechinus minimus), un minuto marsupiale australiano. Nel periodo dell’accoppiamento il maschio smette di nutrirsi, di pulirsi e di dormire e passa l’ultimo mese della sua vita alla costante ricerca di una compagna. Ebbene sì, l’antechino di palude muore sfinito pur di accoppiarsi."
Consiglio a tutti questa lettura e specialmente a te Claudio che, sono sicura troverai... deliziosamente, spaventosamente animale.
Ogni specie è un punto distinto lungo un continuum, come le diverse note sulla sulla tastiera di un violino. Lì da scoprire. Fretless: senza divisioni nette. Una gran bella sinfonia.
“Bisogna essere intelligenti per venire a Ibla….ci vuole una certa qualità d’anima, il gusto per i tufi silenziosi e ardenti, i vicoli ciechi, le giravolte inutili, le persiane sigillate su uno sguardo che spia: ma anche si pretende la passione per le macchinazioni architettoniche, dove la foga delle forme in volo nasconde fino all’ultimo il colpo di scena della prospettiva bugiarda. Ibla è città che recita a due voci insomma. Talvolta da un podio eloquente, più spesso a fior di labbra, in sordina, come conviene a una terra che indossa il suo barocco col ritegno di una dama antica”. (Gesualdo Bufalino, La Luce e il Lutto)
La vita è come una bicicletta con dieci velocità. La maggior parte di noi ha marce che non userà mai. Linus, in Charles M. Schulz, Peanuts, 1950/2000
...La tempesta primaverile scuote d'un latrato di fedeltà la mia arca, o perduti. (L'Arca di E.Montale).
“Bisogna essere intelligenti per venire a Ibla….ci vuole una certa qualità d’anima, il gusto per i tufi silenziosi e ardenti, i vicoli ciechi, le giravolte inutili, le persiane sigillate su uno sguardo che spia: ma anche si pretende la passione per le macchinazioni architettoniche, dove la foga delle forme in volo nasconde fino all’ultimo il colpo di scena della prospettiva bugiarda. Ibla è città che recita a due voci insomma. Talvolta da un podio eloquente, più spesso a fior di labbra, in sordina, come conviene a una terra che indossa il suo barocco col ritegno di una dama antica”. (Gesualdo Bufalino, La Luce e il Lutto)
La vita è come una bicicletta con dieci velocità. La maggior parte di noi ha marce che non userà mai. Linus, in Charles M. Schulz, Peanuts, 1950/2000
...La tempesta primaverile scuote d'un latrato di fedeltà la mia arca, o perduti. (L'Arca di E.Montale).
Pensai alle lunghe epoche del passato, in cui queste magnifiche creature avevano concluso il proprio ciclo ... senza che nessun occhio intelligente si posasse sul loro splendore, in un evidente e quanto mai insensato spreco di bellezza ... Questa riflessione deve certamente insegnarci che gli esseri viventi non furono fatti per l’uomo ... In queste creature felicità e piaceri, amori e odi, lotta per l’esistenza, vita vigorosa e morte prematura sembrerebbero esser tutti legati, in modo immediato ed esclusivo, al loro benessere e al loro perpetuarsi. ALFRED RUSSELL WALLACE, The Malay Archipelago, 1869
Li trattiamo con condiscendenza per la loro incompiutezza, per il tragico destino d’aver preso forma tanto al di sotto di noi. E in questo sbagliamo, e sbagliamo di grosso. Perché l’animale non ha la sua misura nell’uomo. In un mondo più antico e completo del nostro, essi si muovono – completi e compiuti – dotati di un’estensione dei sensi che noi abbiamo perso, o che non abbiamo mai raggiunto, ispirati da voci che noi non udiremo mai. Non sono nostri fratelli, non sono nostri sottoposti; sono altre nazioni, catturati insieme a noi nella rete della vita e del tempo, prigionieri con noi dello splendore e del travaglio della Terra. HENRY BESTON, The Outermost House, 1928
PROLOGO NEL TERRITORIO DELLA MENTE
Ma interroga ora le bestie e ti istruiranno, gli uccelli del cielo, e te lo diranno; o parla alla terra ed essa ti istruirà, e i pesci del mare te lo racconteranno. Giobbe, 12, 7-8
Un altro grande gruppo di delfini era appena affiorato accanto alla nostra imbarcazione in movimento; saltando e schizzando si scambiavano misteriosi richiami in quel loro modo stridente e squillante, mentre molti piccoli nuotavano veloci al fianco delle madri. E questa volta – limitato com’ero alla sola superficie della loro vita tanto bella e profonda – cominciai a sentirmi insoddisfatto. Volevo sapere che cosa stessero provando, e capire perché li percepiamo tanto interessanti e così... vicini. Questa volta mi permisi di porre loro la domanda che è il frutto proibito: chi siete?
In genere la scienza si tiene risolutamente alla larga dalle domande riguardanti la vita interiore degli animali. Di certo essi hanno una vita interiore di qualche tipo; ma proprio come si ammonisce un bambino spiegandogli che non è educato chiedere a qualcuno quel che veramente gli interessa, a un giovane scienziato si insegna che la mente degli animali – ammesso che qualcosa del genere esista – è inconoscibile. Le domande consentite fanno uso del pronome «it» – un oggetto, un «esso»: dove esso vive, che cosa mangia, come si riproduce, che cosa fa quando è minacciato da un pericolo. Sempre proibita, però, è l’unica domanda che potrebbe aprire la porta: «Who?» – Chi? Chi è? Esistono diversi motivi per evitare un’indagine così insidiosa. Ma la ragione che siamo meno disposti ad ammettere è che in realtà la barriera tra esseri umani e animali è artificiale, giacché gli esseri umani sono animali. E adesso, mentre osservavo quei delfini, ero stanco di essere così artificiosamente educato; desideravo una maggiore intimità. Sentivo che il tempo scivolava via per entrambi, e non volevo rischiare di dovermi accomiatare da loro solo per rendermi conto di non averli mai davvero conosciuti da vicino – dover dir loro addio, senza esserci mai detti ciao. Durante la traversata avevo letto qualcosa sugli elefanti, e la loro mente era ben presente nella mia mentre mi interrogavo sui delfini e li osservavo muoversi, liberi ed eleganti, nel loro regno oceanico. Quando un bracconiere abbatte un’elefantessa, non uccide soltanto lei, l’animale che muore. I suoi familiari, probabilmente, perdono la fondamentale memoria della loro matriarca più anziana, quella che negli anni durissimi della siccità sapeva dove andare per raggiungere il cibo e l’acqua necessari alla sopravvivenza. Perciò un proiettile può portare altre morti, anche a distanza di anni. Mentre osservavo i delfini col pensiero agli elefanti, compresi che quando gli altri riconoscono certi individui e dipendono da loro, e quando una morte comporta una differenza per chi sopravvive – quando insomma le relazioni definiscono chi siamo –, significa che abbiamo oltrepassato un confine sfumato nella storia della vita sulla Terra: un oggetto, un «esso», è diventato un «chi».Gli animali che hanno varcato quel confine sanno chi sono; sanno chi sono i membri della loro famiglia, sanno chi sono i loro amici. E conoscono i loro nemici. Stringono alleanze strategiche e fanno fronte a croniche rivalità. Aspirano a un rango più elevato e attendono l’opportunità di mettere in discussione l’ordine esistente. Lo status dei genitori si ripercuote sulle prospettive dei figli. La loro vita segue la medesima parabola di una carriera. Sono definiti da relazioni personali. Suona forse familiare? Ma certo: tra «loro» ci siamo anche noi. Una vita familiare intensa non è un’esclusiva degli esseri umani. Naturalmente, noi osserviamo il mondo attraverso i nostri occhi. Ma poiché lo guardiamo dall’interno all’esterno, lo vediamo da quella visuale. Questo libro assume invece la prospettiva del mondo che sta fuori di noi, dove gli esseri umani non sono la misura di tutte le cose, ma una specie tra altre specie. Nel nostro estraniamento dalla natura, ci siamo staccati dal senso della comunità e abbiamo perso il contatto con l’esperienza degli altri animali. E poiché nella vita tutto si svolge lungo un continuum, è più facile comprendere l’animale umano nel suo contesto, osservando il nostro filo intrecciato con quelli di moltissime altre creature, nella rete della vita. Avevo intenzione di fare una piccola pausa dai miei soliti scritti sui temi della conservazione, e di tornare al mio primo amore: guardare semplicemente ciò che gli animali fanno, domandandomi perché lo facciano. Ero in viaggio per osservare alcune delle creature più protette del mondo: gli elefanti di Amboseli, in Kenya; i lupi di Yellowstone, negli Stati Uniti; e le orche nelle acque del Pacifico nordoccidentale – eppure, in ciascuno di quei luoghi, ho trovato animali sottoposti a pressioni umane che influenzano direttamente quello che fanno, dove vanno, quanto vivono e come stanno le loro famiglie. In questo libro incontreremo dunque la mente degli altri animali e ascolteremo quello che devono farci sentire. Questa storia, che si racconta da sola, non riguarda soltanto che cosa c’è in gioco, ma chi è in gioco. La cosa più importante da comprendere è che tutti i viventi sono parte di un unico insieme. Avevo sette anni quando io e mio padre costruimmo un piccolo capanno nel nostro giardino, a Brooklyn, e acquistammo alcuni piccioni viaggiatori. Osservai come facessero il nido nelle nicchie della piccionaia, li guardai mentre si corteggiavano, litigavano, si prendevano cura dei piccoli, volavano via e facevano costantemente ritorno, e vidi come avessero bisogno di cibo, di acqua, di una casa, e l’uno dell’altro; e così facendo compresi che vivevano nelle loro case esattamente come noi nella nostra. Proprio come noi, ma in modo diverso. Nel corso degli anni, vivere con molti altri animali, studiarli e lavorare con loro, nel loro mondo come nel nostro, non ha fatto altro che riaffermare, e rendere più ampia e profonda, la mia impressione che la nostra sia una vita condivisa. Ed è proprio quest’impressione che cercherò di condividere con voi nelle pagine che seguono.
PARTE PRIMA IL BARRITO DEGLI ELEFANTI
C’è un mistero dietro a quella maschera grigia, un’antica forza vitale, delicata e potente, grandiosa e incantata, che impone il silenzio di solito riservato alle cime dei monti, ai grandi incendi, e al mare. PETER MATTHIESSEN, The Tree Where Man Was Born
Alla fine, vidi che la terra stessa s’era sollevata, la terra cotta dal sole aveva preso la forma di qualcosa d’immenso e vivo, ed era in movimento. Il paesaggio si muoveva con la moltitudine, i loro passi a tal punto tutt’uno col suolo da sembrare la fonte stessa della polvere. La nube che alzavano ci inghiottì, penetrò in ogni poro, ci coprì i denti, ci filtrò nella mente. Al tempo stesso, carne e metafora. Grande. Si potevano vedere le loro teste, come scudi di guerrieri. Il loro immenso respiro, che si riversava dentro e fuori risuonando nelle camere dei polmoni. La pelle, mentre si muovevano, corrugata dal tempo e dall’uso, con le screpolature impresse dal passare degli anni, quasi che vivessero avvolti dalle mappe sgualcite della vita già percorsa. Viaggiatori nei paesaggi dello spazio e del tempo. La pelle in movimento come un frusciante velluto, ruvido e irregolare, ma sensibile al tocco più leggero. Il lavorio dei molari, simili a pietre di un selciato, mentre – un ciuffo d’erba dopo l’altro, un boccone dopo l’altro – si appropriavano del mondo. E intanto, l’incessante mormorio soddisfatto di montagne di ricordi.I loro brontolii attraversavano l’aria come un tuono lontano in avvicinamento, vibrando attraverso il suolo ondulato e le radici degli alberi, chiamando a raccolta, da fiumi e colline, familiari e amici, inviando saluti e informazioni sui luoghi visitati; e trasmettendo a noi il segnale di qualcosa imminente. Una mente muove una massa immane di muscoli e ossa, gli occhi marrone illuminano un paesaggio, ed ecco un’elefantessa irrompere con fragore. Guardate la sua fronte squadrata, seguite le tracce dei vasi sanguigni, grossi come serpenti. Annunciata dai suoi stessi barriti, applaudita dallo sventolio delle sue stesse orecchie, ci colpisce nel suo essere senza tempo, quasi sublime, consapevole e deliberata, pacifica e materna – ma anche pericolosa, al punto da diventare, in caso di necessità, letale. Saggia solo nei limiti delle sue capacità, come noi. Vulnerabile. Come tutti noi. Osservate. Ascoltate e basta. Forse non parlano a noi, ma tra di loro si dicono molte cose.
Alcune, le udiamo; altre, sono al di là delle parole.
Io voglio ascoltare, aprirmi alle possibilità. Orecchie enormi che sbattono. Pelle coriacea, incrostata di polvere. Denti bizzarri, protrusi, grossi come le gambe d’un uomo, posti su entrambi i lati d’un naso che è il più fallico al mondo. Un aspetto così grottesco, pari alle bizzarre figure d’una gargouille, dovrebbe apparirci orribile. E invece vediamo in loro un’immensa intangibile bellezza, a volte così intensa da sopraffarci. Avvertiamo molto di più, qualcosa di molto più profondo. Percepiamo che il loro incedere nel paesaggio è intenzionale. Non possiamo negarlo: stanno andando in un luogo che hanno bene in mente. Ed è là che adesso andremo anche noi...
P.S.: Aveva ragione Leopardi a scrivere in una nota nello Zibaldone: "Non ci sarebbe tanto bisogno della viva voce del maestro nelle scienze, se i trattatisti avessero la mente più poetica..."
“Bisogna essere intelligenti per venire a Ibla….ci vuole una certa qualità d’anima, il gusto per i tufi silenziosi e ardenti, i vicoli ciechi, le giravolte inutili, le persiane sigillate su uno sguardo che spia: ma anche si pretende la passione per le macchinazioni architettoniche, dove la foga delle forme in volo nasconde fino all’ultimo il colpo di scena della prospettiva bugiarda. Ibla è città che recita a due voci insomma. Talvolta da un podio eloquente, più spesso a fior di labbra, in sordina, come conviene a una terra che indossa il suo barocco col ritegno di una dama antica”. (Gesualdo Bufalino, La Luce e il Lutto)
La vita è come una bicicletta con dieci velocità. La maggior parte di noi ha marce che non userà mai. Linus, in Charles M. Schulz, Peanuts, 1950/2000
...La tempesta primaverile scuote d'un latrato di fedeltà la mia arca, o perduti. (L'Arca di E.Montale).
Una persona pessimista fa si di creare delle energie che andranno nella direzione delle sue paure piu profonde, fino alla loro realizzazione. Il pessimismo sincronizza anche i semafori.
Neanche a farlo apposta, mentre qui ci dilettiamo dietro a comode tastiere, ragionando sui misteri della vita, poi ti arriva addosso la realtà come un pugno diretto e delle belle teorie non te ne importa più nulla:
i miei due amati cavalli sono stati uccisi: la famigerata volpe ? il lupo? L'orso? Un batterio? No, la manina santa dell' "eletto" in un gesto vigliacco per colpire chissà chi e chissà perchè futile motivo nel cuore della notte.
Ma caro Shilha (spero che avrai capito che il mio era un paradosso provocatorio voluto), io non ho nessuna intenzione di chiamare costui un "subumano", deve essere chiaro a tutti che fa parte a pieno titolo della specie "eletta" e bisogna chiamarlo in modo da distinguerlo chiaramente dalle altre creature innocenti: è un uomo autocosciente ! , troppo facile tirarsene fuori dichiarando che sarà stato un pazzo perchè così non è, state tranquilli.
Per me è come se a voi suonassero alla porta e vi dicessero che la vostra famiglia è stata sterminata: sono esagerato? Dovrei pensare ai miei cavalli come un semplice bene economico che mi è stato sottratto? Come se mi avessero rubato una stupida bicicletta o anche meno perchè meno utili ? Che ho sbagliato a creare pazientemente un'empatia in anni e anni con loro e che avrei fatto meglio a dedicarmi di più alla mia specie ?
Può essere sicuramente, tant'è che molti amici e parenti si sono subito dispiaciuti per la mia perdita economica convinti che l'importante sia risalire a chi sia stato per farsi risarcire e godere della sua punizione, mentre a me non importa nulla di tutto questo. Sono strano? può essere, ma voglio ricordare che anche chi la pensa come me è un "eletto" (purtroppo dico io) che piaccia o meno agli altri eletti per poter lavarsi la propria coscienza.
Auguro a Lea e Indio di galoppare felici nel loro paradiso se dovesse esistere, in cui sicuramente l'uomo non ci sarà a vessarli più (se no che paradiso sarebbe), riposate in pace e dimenticateci se potete.
"carrarmatino" Flyer T4 30/9/2006 (22/5/2011 sostituito motore) "lancillotto" Brompton P6R + nano motor 14/12/2007 "piccola peste" Dahon Speed Pro TT 14/10/2008 "frankenstein" Trek liquid 25 + kit ezee 21/11/2008 dismessa il 28/02/2010 "jobbent" Tw-bents Adventure Plus 08/05/2009 elettrificata con ezee 350W dal 28/02/2010 "the tractor" surly pugsley 27/08/2009 + Cyclone 500 13/11/2009 "the lift" haybike eq xduro fs 12/10/2011 "bumblebee" NCM Milano 24/07/2019 "steamroller blues" NCM Aspen 19/12/2019
Che brutto Ammazzare un cavallo? cosi per così? Dessero fastidio come i due cani che ho qui vicino ancora ancora ma che fastidio potrebbero dare due cavalli? E poi come si potrebbe fare? Devi avere veramente il dente avvelenato! A mio fratello hanno avvelenato l'alano ma capisco i vicini avevano paura ma un cavallo!! due poi. Povero job.
Fuggi quello studio del quale la resultante opera more coll'operante d'essa. (Leonardo)
ma può essere una cosa che ha "parentela" con ciò che sta succedendo in Francia? o una più "classica" ritorsione con proprietà/gestione di terreni e attività? chi è stato vorrei fosse messo nella condizione *definitiva* di non ripetere mai più un gesto simile, e mi fermo qui
porca miseria che brutto colpo, mi dispiace job, però c è qualcosa che nn sappiamo, nn ho mai sentito di cavalli uccisi qui nella mia zona.
io nel mio campo volevo tenere un cavallo, ma i vicini sono arrivati insieme a dirmi che sarebbero andati in comune a protestare per la puzza...
Una persona pessimista fa si di creare delle energie che andranno nella direzione delle sue paure piu profonde, fino alla loro realizzazione. Il pessimismo sincronizza anche i semafori.
Sarò strana pure io, Job, che mi commuovo per la morte di due cavalli che nemmeno conoscevo? In realtà li ho conosciuti attraverso te, i tuoi racconti e le foto che fiero ci mostravi qui, perché non si può essere che fieri della profonda amicizia che può nascere fra l'uomo e gli animali. Ma a commuovermi sono anche le tue parole in cui riconosco e rivivo un dolore che ho provato anch'io e che è tanto più grande quanto più violenta e crudele è la morte che ce li porta via, quando non potevamo fare nulla per difenderli, per salvarli. E al dolore si aggiunge la rabbia. Tanta. Così tanta da pensare cose terribili contro quei propri simili che simili a noi però non sono e ai quali noi non dobbiamo né vogliamo esserlo. Sarebbe quantomeno auspicabile che subissero una giusta punizione per mano della legge che però spesso non riesce a raggiungerli. A chi come te, come me o come tanti altri che subiamo la perdita di chi pur se di una specie diversa dalla nostra, ha fatto parte della nostra vita come parte integrante di essa con affetto leale, non resta che affrontare ciò che è socialmente sottovalutato se non addirittura ridicolizzato: il lutto. La capacità di manifestare i propri sentimenti è importante nell'elaborazione del lutto e soprattutto nell'essere uomo nel suo significato più profondo. Consolatorio spero ti sia il ricordo dei bellissimi momenti trascorsi con Lea e Indio che se non fossero esistiti nella tua vita ti saresti perso e la certezza della gran fortuna che essi hanno avuto nell'avere incontrato te sulla loro strada. Un abbraccio.
“Bisogna essere intelligenti per venire a Ibla….ci vuole una certa qualità d’anima, il gusto per i tufi silenziosi e ardenti, i vicoli ciechi, le giravolte inutili, le persiane sigillate su uno sguardo che spia: ma anche si pretende la passione per le macchinazioni architettoniche, dove la foga delle forme in volo nasconde fino all’ultimo il colpo di scena della prospettiva bugiarda. Ibla è città che recita a due voci insomma. Talvolta da un podio eloquente, più spesso a fior di labbra, in sordina, come conviene a una terra che indossa il suo barocco col ritegno di una dama antica”. (Gesualdo Bufalino, La Luce e il Lutto)
La vita è come una bicicletta con dieci velocità. La maggior parte di noi ha marce che non userà mai. Linus, in Charles M. Schulz, Peanuts, 1950/2000
...La tempesta primaverile scuote d'un latrato di fedeltà la mia arca, o perduti. (L'Arca di E.Montale).
Brutta storia. Non so come siano stati ammazzati, ma sembra un atto ostile verso il proprietario (o almeno verso quello che i delinquenti presumevano fosse tale) e per qualche motivo. Avrai sporto denuncia contro ignoti immagino. Ammesso che siano ignoti. Bisognerà capire cosa volessero. Non solo per costringerli al risarcimento. Brutta storia davvero.
“Bisogna essere intelligenti per venire a Ibla….ci vuole una certa qualità d’anima, il gusto per i tufi silenziosi e ardenti, i vicoli ciechi, le giravolte inutili, le persiane sigillate su uno sguardo che spia: ma anche si pretende la passione per le macchinazioni architettoniche, dove la foga delle forme in volo nasconde fino all’ultimo il colpo di scena della prospettiva bugiarda. Ibla è città che recita a due voci insomma. Talvolta da un podio eloquente, più spesso a fior di labbra, in sordina, come conviene a una terra che indossa il suo barocco col ritegno di una dama antica”. (Gesualdo Bufalino, La Luce e il Lutto)
La vita è come una bicicletta con dieci velocità. La maggior parte di noi ha marce che non userà mai. Linus, in Charles M. Schulz, Peanuts, 1950/2000
...La tempesta primaverile scuote d'un latrato di fedeltà la mia arca, o perduti. (L'Arca di E.Montale).
li c è il sole e qua c è la nebbia e freddo, io sono stufo, vendo tutto e vado in sicilia.
Una persona pessimista fa si di creare delle energie che andranno nella direzione delle sue paure piu profonde, fino alla loro realizzazione. Il pessimismo sincronizza anche i semafori.
Claudio: qua c è la nebbia e freddo, io sono stufo, vendo tutto e vado in sicilia.
Con le galline?
A proposito... Ho visto un video che potrebbe risolverti il problema "volpe antipatica"! Aspetta... lo vado a cercare...
Trovato!
Io vado bambola?! Adoro quest'uomo!
Dunque dicevo... il problema... Potresti fare una buona scorta di crostatine e disseminarle tutt'intorno alla recinzione del pollaio! Beh... che te ne pare? Non è un'idea geniale?!
“Bisogna essere intelligenti per venire a Ibla….ci vuole una certa qualità d’anima, il gusto per i tufi silenziosi e ardenti, i vicoli ciechi, le giravolte inutili, le persiane sigillate su uno sguardo che spia: ma anche si pretende la passione per le macchinazioni architettoniche, dove la foga delle forme in volo nasconde fino all’ultimo il colpo di scena della prospettiva bugiarda. Ibla è città che recita a due voci insomma. Talvolta da un podio eloquente, più spesso a fior di labbra, in sordina, come conviene a una terra che indossa il suo barocco col ritegno di una dama antica”. (Gesualdo Bufalino, La Luce e il Lutto)
La vita è come una bicicletta con dieci velocità. La maggior parte di noi ha marce che non userà mai. Linus, in Charles M. Schulz, Peanuts, 1950/2000
...La tempesta primaverile scuote d'un latrato di fedeltà la mia arca, o perduti. (L'Arca di E.Montale).