quindi sembrerebbe che Job sia stato proprio uno dei primi a comprarsi una bipa con tale sistema.
sul proprio sito pure la Panasonic è laconica, sul decennio fondamentale 1996-2006 dice solo:
1996 Launched an electrically assisted pedal cycle (pedelec) in Japan 2000 Began distributing units (Europe) 2002 Launched first ever lithium-ion battery powered pedelec (Japan)
ora leggo il tuo link che si annuncia interessante ma... con Ibla spero che scherzi... ma allora ti manca un qualche emoticon!
Ma no, si tratta di un corteggiamento sui generis.
Se qualcuno non trova altro, proverò poi a vedere se saltano fuori altre notizie
pilotaDD
Inserito il - 05/03/2017 : 19:52:22 shakerando tutto... resta da riesumare e fissare sul web la storia del "ruggente" decennio dopo il 1995, forza voi fondatori, che sicuramente l'avete vissuto in prima persona!
pilotaDD
Inserito il - 05/03/2017 : 19:48:50 contribuisco con un pezzettino di mia vita vissuta, a beneficio degli storici dell'anno 3000...
il mio primo contatto concreto con una bipa fu nell'estate 2008, quando jobike già esisteva ma non lo sapevo ancora!
In vacanza a nord delle Alpi, in un centro commerciale mi imbattei in quest'oggetto, che mi parve interessante, la soluzione al mio dilemma "bella la bici ma che faticaccia in salita..." ad un prezzo che percepii come economico...
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lì iniziò il mio personale cammino che mi portò meno di due anni dopo a trovare Jobike e poco dopo, grazie ai consigli di alcuni jobikers tra cui Dipigi, approdare alla mia prima pedelec!
pilotaDD
Inserito il - 05/03/2017 : 19:24:40 grazie Pix
quindi in pratica la diffusione della bicicletta elettrica data solo alla metà degli anni novanta e il merito è sopratutto dei giapponesi, Yamaha in primis.
Ma quell'interessante articolo tuo del 2008 corre un po' troppo sugli anni subito prima ed è un peccato, all'epoca li avrai percepiti come cronaca contemporanea e ben nota ai jobikers di allora ma oggi sarebbe già storia.
Per esempio a quando data il primo modello con il panasonic classico da 26V? Io ho posseduto una Kalkhoff del 2008, presa usata nel 2011, ed immagino che le prime con quel sistema saranno di poco precedenti... ma chi ha la primogenitura? Qualche costruttore giapponese? O sin dall'inizio tedeschi di Kalkhoff e svizzeri di Flyer furono tra i primi ad installare motore e batteria Panasonic?
PS
con semsen ci siamo sovrapposti
Semsem ha scritto:
La Ibla è una copiona! è una donna cattivissima. Ha clonato, ma la perdono.
Inserito il - 05/03/2017 : 19:12:33 Bella ricerca, Ibla !
Riguardo il periodo più recente qualcosa c'è sulle E-ciclopedia alla voce STORIA
pilotaDD
Inserito il - 05/03/2017 : 19:05:57 beh, è anche vero che il vero salto tecnologico l'hanno dato le batterie al litio una decina di anni fa e credo che la spinta per il loro sviluppo sia arrivata dalla diffusione dei PED, notebook, cellulari, play stations...
ma se qualcuno sa di più sulla storia di questi 70 anni per favore ce la racconti... io so solo che un qualche tempo dopo l'anno 2000 Panasonic se è usciì con il suo centrale, papà dei centrali di oggi, e che già prima circolavano diversi "eroi" con biciclette con batterie al piombo...
Semsem
Inserito il - 05/03/2017 : 18:12:33 è successo che le lobby del petrolio hanno ammazzato qualsiasi altra idea
pilotaDD
Inserito il - 05/03/2017 : 18:07:31 bravissima Ibla, hai fatto un bell'articolo , molto interessante!
Ma ora sono curioso sul pezzo di storia che mi manca...
cosa è successo nei 70 anni tra 1940...
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e 2010...
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?
Ibla
Inserito il - 05/03/2017 : 00:11:40 Interessante videoin cui le divertenti avventure a cartoni animati di Peter, in sella alla sua Gazelle, si alternano a riprese che mostrano i processi produttivi usati nella fabbrica delle Gazelle.
Ibla
Inserito il - 04/03/2017 : 23:57:43 Bella idea Sem, la tua, di introdurre un topic sulle antenate della "bicicletta elettrica"!
Mi è piaciuta e ho fatto una... ehm... piccola ricerca!
"Le bici elettriche hanno una storia sorprendentemente antica. Ripercorrerla significa tornare indietro di circa 150 anni. Fin da quando furono introdotti i primi velocipedi infatti si cercò di applicare ad essi i motori a vapore allora in voga. In questo periodo la storia delle bici elettriche e quella delle moto si intrecciano, un po’ come avviene per uomini e scimmie, che hanno antenati comuni da cui sono evolute specie diverse. Solamente alla fine del diciannovesimo secolo cominciarono ad apparire bici con motori elettrici; il problema principale all'epoca (e ancora oggi, in un certo senso) erano le batterie, con dimensioni e peso enormi rispetto a quelle usate adesso".
Sylvester H. Roper
Roper nacque nel New Hampshire, negli Stati Uniti, nel novembre del 1823. Fin da bambino si dimostrò particolarmente abile nella meccanica, tanto da realizzare autonomamente, all’età di 12 anni, un motore a vapore, anche se non ne aveva mai visto uno in precedenza.
La sua invenzione fece scalpore anche se c'è da dire che era particolarmente rumoroso, e emanava un cattivo odore; al suo passaggio, i cavalli si imbizzarrivano e la gente si lamentava, tanto che Roper fu persino brevemente arrestato in un’occasione.
Nel 1884 Roper cominciò a lavorare a una seconda versione del suo velocipede. Questa aveva un look già più moderno (si guardi per esempio all’inclinazione della forcella) e poteva raggiungere una velocità massima di 64 km/h, con un’autonomia di circa 12 km; il peso del mezzo, includendo le riserve di carbone e acqua, arrivava a ben 68 kg. Con gli anni Roper la perfezionò in alcuni dettagli. L’unico velocipede a vapore del mondo. Dichiarato un perfetto trionfo della meccanica. Può scalare qualsiasi salita, e batte in velocità qualsiasi cavallo del mondo. All'età di 73 anni durante una sfida contro se stesso dentro un circuito per ciclisti, coprì la distanza di un miglio in due minuti e 12 secondi. Cercando di andare ancora più veloce però il suo velocipede cominciò a scodare lungo il rettilineo, Roper fu sbalzato fuori dal tracciato, e morì.
Ogden Bolton, jr: un motore elettrico al mozzo posteriore del 1895
Alla fine del XIX secolo erano due le tecnologie di propulsione più promettenti: quelle basate sui derivati del petrolio, e quelle elettriche. In questo contesto, un altro inventore americano decise di applicare un motore elettrico a una bici. Il suo nome era Ogden Bolton junior. Di lui sappiamo molto poco, tranne che nel 1895 registrò a suo nome un brevetto presso un ufficio statunitense.
Il tandem elettrico Humber del 1897
Venne usato nel 1899 durante una gara di ciclismo su pista (la Bol d’Or, una gara della durata di 24 ore a Parigi), per dare il ritmo agli atleti che pedalavano su bici normali. E basta. Fu un fallimento insomma perché l'idea di trascinarsi dietro il peso non irrilevante di 4 batterie, non allettò nessuno.
Wall Auto-Wheel, il primo kit di conversione della storia (1909)
Che era però a scoppio e infatti "puzzava, inquinava, e faceva più rumore di un jet in atterraggio, ma era assolutamente geniale".
La Auto-Wheel era prodotta dalla Autowheels Ltd, fra i cui finanziatori si trovata Sir Arthur Conan Doyle (lo scrittore di Sherlock Holmes). Il primo modello venne presentato nel 1909, ed ebbe successo tanto che fu prodotta in massa, per un lungo periodo (almeno fino alla fine degli anni Venti).
Velocità massima in pianura: 25 chilometri orari ca (era naturalmente possibile pedalare per andare più veloci). Peso totale: 18 chili.
1932: La bici elettrica Philips Simplex
Nata da una partnership tra La Philips (già famosa nel settore delle radio), e la Simplex, azienda produttrice di bici tradizionali. Unico dato preciso a disposizione: batteria da 12 Volt.
1933: La bici elettrica Juncker
Pesava 50 kg (senza la batteria). Per ricaricare la batteria era necessaria un’intera giornata. L’autonomia era di soli 40 chilometri, e la velocità di circa 18 km/h. Ne furono costruite solo un centinaio.
1937: La bici elettrica Gazelle Philips Nel 1937 la Philips ci riprovò, questa volta in partnership con la Gazelle, uno dei produttori di bici di maggiore successo in Olanda e in Europa all’epoca (e ancora oggi, la Gazelle è ancora attiva, e ha prodotto in totale più di 13 milioni di bici). Anche questa volta il tentivo si risolse in un fallimento, e di questa Gazelle elettrica vennero prodotti solamente 117 esemplari.
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